Vocabolario Dantesco Latino
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pexo, -avi, -atum, -are (v.)

DEFINIZIONE:
1. pettinare (Albanese Eg.).
Eg. II 42 Nonne triumphales melius pexare capillos
FREQUENZA:

Eg. 1

INDEX LOCORUM:
pexare, Eg. II 42
LOCUZ. E FRAS.:
VARIANTI E/O CONGETTURE:
CORRISPONDENZE:
Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
Latino classico e tardoantico:
Latino medievale:

Cfr. Du Cange s.v. pexere, che segnala, con la var. pexare, il passo di Bernardo, Ordo Cluniac., II 5: in coquinam continuo ambulant, ut manus et faciem lavent, atque se pexant. Anche DMLBS s.v. pexere segnala l’allografia delle forme pexere e pexare. Tuttavia il v. non trova riscontro nei database del lat. class. e mediev.

Lessicografi medievali:

Uguccione P 49, 3 (s.v. pecto): Item a pecto, -is pexo, -as frequentativum, a quo pexito, -as aliud frequentativum (DaMA).
Balbi (s.v. pexo): pexo, -as frequenter pectere, idest pectinare, a quo pexito, -tas aliud frequentativum; et formatur pexo a pecto, -tis, pexum (Mirabile).

Commentatori danteschi:

NOTA:

Hapax nel lat. dantesco, frequentativo di pecto, nel medesimo signif. di “pettinare”. Il v. pexo non è att. nel lat. class., che presenta solo pecto, ­-ere e l’agg. verbale pexatus (ma con diverso signif.: “vestito di una lunga tunica di lana” in Mart. II 58, 1; cfr. ThLL s.v. pexatus). La forma del frequentativo si afferma nel lat. mediev., come attestano i lessicografi a partire da Uguccione (in partic. Uguccione P 49, 3, s.v. pecto; Balbi, s.v. pexo); rimane tuttavia pressoché privo di riscontri nel lat. precedente a D., dato che i vari corpora di fonti class. e mediev. non offrono att. di questo termine. Solo Du Cange s.v. pexere registra il passo di Bernardo, Ordo Cluniac. II 5 con la forma «pexant» quale allografo del corrispondente v. della terza coniug. (att. invece in Bernardo, Ordo Cluniac. II 4: «qua audita surgunt omnes, calciantur, levantur, pexuntur, et ecclesiam petunt»). Per una simile dinamica di ripresa, cfr. avieo, conferto, prosayco, returgeo in VDL e per approfondimenti vd. Albanese, Nel cantiere. 

L’unica occorrenza del v. nel lat. dantesco si colloca in Eg. II 42 nella iunctura «pexare capillos», nel signif. di “pettinare i capelli” in vista del conferimento della laurea poetica fiorentina auspicata da Titiro-Dante (cfr. le ‘voci’ della stessa fam. semantica: capillus, caput, coma, crinis, devincio, triumphalis in VDL). L’uso dantesco del frequentativo in luogo della forma base pecto è probabilmente dettata da ragioni metriche, dal momento che la clausola con «capillos» non avrebbe ammesso un infinito della terza coniug. D. poté così avvalersi della forma pexare, autorizzata da Uguccione, nel medesimo valore semantico del v. base.

Il lat. dantesco presenta anche l’agg. verbale pexus, da pecto, in De vulg. II vii 2 e 4-5 «vocabula ... pexa», nel signif. fig. di “parole scorrevoli al pettine, fluide”, e quindi dolci, in opposizione agli «yrsuta [vocabula]» (cfr. Tavoni De vulg., ad loc.; e pexus in VDL). L’agg. pexus si ritrova poi in Giovanni del Virgilio, Eg. III 45 «O si quando sacros iterum flavescere canos / fonte tuo videas et ab ipsa Phillide pexos» in rif. ai capelli di D., configurandosi come responsorio al dantesco pexare.

Il v. pexo non registra att. nel lat. successivo.

AUTORE: Veronica Dadà.
DATA REDAZIONE: 25.05.2021.
DATA ULTIMA REVISIONE: 17.01.2022.