Vocabolario Dantesco Latino
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Mon. 2
subalternatur, Mon. III xii 8
subalternetur, Mon. III xii 9
NOTA:
Il v. non è att. nel lat. class. e tardoant.: Forcellini s.v. subalternatus registra l’agg. subalternatus, -a, um, che sarebbe derivato «ab inusit. subalterno», come att. unicamente in Boeth. In Categ. comm. I («subalternatum genus avis»per lui presente solo in Boeth. Aristot. Praedic.). La testimonianza del Forcellini, però, appare dubbia, dal momento che altrove il brano ricorre con una lezione differente: «Quod si subalterna sunt genera, nihil prohibet alias easdem esse differentias, alias diversas, ut avis est species animalis, et rursus est genus corvi, et est subalternum genus, avis» (CC).
Il v., derivato denominale da subalternus, inizia a essere att. con certezza nel lat. della scolastica, dove ha il valore di 'subordinare' o 'sottomettere' in senso gerarchico (vd. DMLBS s.v. subalternare); a tale ambito fa rif. D. nei due luoghi dove ricorre a subalterno. La parola è impiegata al di fuori del lessico della filosofia solo raramente (es. Ludovico IV-Federico III, Const. 5, 914), ma conserva comunque il signif. individuato.
Resta da sottolineare che quanto riportato dal Kirchenlat. Wört. (s.v. subalterno) è, con ogni probabilità, scorretto: il repertorio, infatti, assegnando a subalterno il signif. di «abhängig sein, geringer sein», attribuisce un signif. passivo a un v. che, come emerge dalle attestazioni mediev., è in realtà attivo.