Vocabolario Dantesco Latino
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gramatice positores: De vulg. I x 1
inventores gramatice facultatis (gramatica facultas): De vulg. I ix 11
Isid. Orig. I v 1: Grammatica est scientia recte loquendi, et origo et fundamentum liberalium litterarum (Mirabile).
Papias (s.v. gramatica): gramatica a litteris nome accipit: graman graece littera dicitur. Teca reconditio est aut scientia recte loquendi et origo et fundamentum liberalium litterarum (Mirabile).
Uguccione, G 85, 3-4 (s.v. grama): et hec gramatica -ce, quasi litteralis scientia, non a prima parte sui, quia primo tractet de litteris, sed per effectum, quia effìcit litteratum. Unde et sic describitur: gramatica est scientia recte scribendi, recte pronuntiandi et recte construendi gnara; docet enim hec ars recte scribere, sine quo non est habere perfectionem ipsius artis (DaMa).
Balbi (s.v. gramatica) = Uguccione (Mirabile).
Guido da Pisa ad Inf. XXI 105: Nam scarmillione lingua tusca tantum valet quantum in gramatica valet raptor (DDP).
Guido da Pisa ad Inf. XXII 31: Istud vocabulum, scilicet accapriccia, est nomen Tuscum, et tantum sonat in vulgari quantum in gramatica rigeo, -es (DDP).
Benvenuto da Imola ad Inf. XXII 64-67: et tamen vocabulum (scil. latinus) tractum est ab Italia, quia italici grammaticam invenerunt distinctam a graeca, et rex Latinus linguam italicam emendavit et correxit (DDP)
Pietro Alighieri (3) ad Purg. XIV 28-78: 'botoli', qui sunt illi canes perutili latrantes vicinales, quos gramatica vocat 'grippos' (DDP).
NOTA:
Grecismo. Il termine individua il lat. in quanto lingua grammaticale, «cioè codificata e descritta da una tradizione grammaticale e appresa per via scolastica», vd. Tavoni, Volgare, p. 54. Questo signif. proviene da quello di ‘arte del Trivio’ per sineddoche, dato che il latino era l’unica lingua secondaria in senso logico e temporale di cui D. e i contemporanei avessero esperienza (cfr locutio in VDL).
Per estensione, la voce può designare una locutio secundaria di altro tipo, come ad esempio il greco, di cui D. ha solo notizia. Entrambi questi signif. hanno luogo all’interno della diglossia medievale e sono perciò estranei al lat. class. e, allo stato attuale della ricerca, anche alla terminologia grammaticale del Medioevo, cfr. Thurot, Extraits, p. 121.
Più precisamente, l’uso di riferirsi al latino come grammatica nasce all’interno della tradizione volgare di Statuti, cronache e volgarizzamenti vd. Tavoni, Volgare, pp. 56-57. Per questo, sebbene Marigo De vulg., p. 325 lo consideri volgarismo, sarebbe forse più opportuno parlare di uno slittamento semantico avvenuto in un lessema già circolante in latino influenzato dal punto di vista volgare sulla diglossia.
Da questa tradizione D. desume l'opposizione grammatica / volgare, e la teorizza come opposizione fra locutio vulgaris e locutio secundaria, cioè fra due tipi di linguaggio, uno naturale l'altro artificiale, che sarebbero coesistiti già nell'antichità, tanto che già gli antichi Romani avrebbero chiamato il latino gramatica (De vulg. I i 3).
La locuzione gramatica facultas è att. prima di D., ma con signif. retorico legato al valore di gramatica in quanto ‘arte del Trivio’ e non ‘lingua di secondo grado’ (vd. le att. di Alano da Lilla e Tommaso Arcidiacono nel campo Corrispondenze). Quanto all’intera locuzione inventor gramatice facultatis, «gramatice» è sost. e non agg., come assicura la ripresa «que quidem gramatica» (vd. Tavoni De vulg., p. 1230).
Con il signif. di ‘latino’ il termine è usato in particolar modo da Guido da Pisa per chiosare termini dialettali non perspicui, sempre nella locuzione in grammatica, parallelamente all’avverbio gramatice, cioè ‘in latino’ (vd. campo Corrispondenze).