Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Il vocabolo non è att. in lat. class.; la grammaticalizzazione di locum tenens in un unico vocabolo è registrata dai principali dizionari di lat. mediev., ma solo come lemma con rimando ad altre voci. Solo in Arnaldi-Smiraglia (s.v. locumtenens) è trattato come lemma pieno, e vi è allegata un’att. di natura documentaria anteriori al 1300 (Cartario di Pinerolo, 152,8). La Mon. sembra essere l’att. più antica in ambito letterario; le poche altre att. reperite sono nelle Costituzioni di Carlo IV e in Giovanni di Segovia (Acta Regni Karoli IV: «suum vicarium seu locumtenentem» MGH; Giovanni di Segovia, Liber de magna auctoritate episcoporum in consilio generali, II 5: «Quomodo episcopi eorum que superiores non appellantur apostoli, sed locumtenentes eorum dicuntur successores», LLT). Cfr. tuttavia Anast. Bibl., Praef. in VIII Conc. Oec., «locum obtinentes papae Leonis». In alcuni manoscritti della Mon. (ad es. B) i due elementi lessicali componenti il vocabolo sono scritti separati, quindi – almeno agli occhi di alcuni copisti – la locuzione non si era ancora grammaticalizzata definitivamente come vocabolo unico. Alla luce di una tradizione delle fonti mediev. in cui esso non appare stabilizzato, bensì molto più frequente nella forma non ancora grammaticalizzata in una sola parola (compl. ogg. locum + verbo teneo coniugato a seconda dell’esigenza sintattica) la questione dell’ortografia può apparire non del tutto chiusa; tra le edd. moderne, tuttavia, solo Quaglioni Mon. scrive locum tenentem. La prima att. del termine in volgare sembra essere in Giovanni Villani (Battaglia s.v. ‘luogotenente’).