Vocabolario Dantesco Latino
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maligne, Ep. XI 11
Uguccione, M 76, 5-6 (s.v. melan): Item a malus malignus -a -um, idest malus, rixosus, et comparatur; unde maligne -ius -me adverbium (DaMA).
Balbi (s.v. malignus) = Uguccione (Mirabile).
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco, deaggettivale da malignus. Ampiamente att. nella latinità con il signif. di «parce, sordide, non ample, anguste» (ThLL s.v. maligne A 1-2), ma ricorre anche con il signif. più ampio di «invidiose, malitiose, prave» (ThLL s.v. malignus B), che è impiegato da D. in Ep. XI; in contesti religiosi assume il valore di «impie, improbe, male» (ThLL s.v. malignus C).
In Ep. XI 11 D. instaura un parallelismo tra i cardinali corrotti e i Farisei, i quali tentano 'malignamente, con malevolenza' di travisare e distorcere la verità («veritas .... quam Pharisei non modo tacebant, sed et maligne reflectere conabantur»), con rimando all'episodio biblico di Gv. 9, 1-41, in cui si narra del miracolo della guarigione del cieco nato, messo in dubbio dai Farisei e da loro considerato opera contraria alla legge di Mosè.
In volg. D. utilizza l’avv. malignamente in Purg. XVII 60 con lo stesso signif. del corrispondente lemma lat. di «con cattiva disposizione d'animo, con intento malvagio». Quella dantesca è la prima att. dell'avv. in volg., per cui vd. TLIO s.v. malignamente e la voce malignamente in ED.