Vocabolario Dantesco Latino
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Isid. Orig. X M 164: Misericors a conpatiendo alienae miseriae vocabulum est sortitus: et hinc appellata misericordia, quod miserum cor faciat dolentis aliena miseria. Non autem occurrit ubique haec etymologia; nam est in Deo misericordia sine ulla cordis miseria (Mirabile).
Papias (s.v. misericors) = Isid. Orig. X 164 (Mirabile).
Uguccione, C 46, 16 (s.v. cardian): dicitur hic et hec et hoc misericors, -dis, quasi miserum vel miserans habens cor super aliquem afflictum compatiendo (DaMA); M 120, 124 (s.v. mitto): Item miser vel miserans componitur cum cor et dicitur hic et hec et hoc misericors, -dis, a compatiendo aliene miserie dictus, quasi miserum vel miserans cor habens super aliquem afflictum compatiendo; unde misericorditer et hec misericordia -e, quia miserum vel miserans faciat cor dolentis alienam miseriam; in Deo tamen est misericordia sine ulla cordis miseria (DaMA).
Balbi s.v. misericors = Uguccione (Mirabile).
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco; composto di miser e cor, agg. ad alta frequenza nella Vulgata, dove ricorre perlopiù come attributo di Dio e di Cristo (cfr. ThLL s.v. misericors B; vd. Corrispondenze). Per i lessicografi mediev. misericors signif. 'compatire la miseria d’altri' («Misericors a conpatiendo alienae miseriae vocabulum est sortitus»), poiché l’altrui miseria rende misero il cuore (miser + cor) di chi prova dolore per essa: l'etimologia non ha però valore assoluto, perché Dio è misericors senza alcuna miseria del cuore.
In Ep. V 4 misericors è attributo di aures e indica l’ascolto misericordioso del Leone di Giuda, perifrasi con cui D. designa Cristo, con richiamo ai passi biblici di Gn 49, 9 «Catulus leonis Iuda» e Ap 5, 5 «Ecce vicit leo de tribu Iuda, radix David», che come nota Pastore Stocchi Ep. p. 30 sono «luoghi che l’esegesi biblica riferiva anagogicamente al Messia». Nel volgarizzamento di Ep. V il passo è così tradotto: «Certamente il leone del tribo di Giuda aperse i misericordiosi orecchi [...]».
Nel volgare dantesco l'agg. misericordioso è att. due volte nel Convivio con il signif. di 'che dimostra misericordia' (cfr. misericordioso in ED) e in Purg. XV 38 l'agg. latino misericors ricorre in una citazione da Mt 5, 7, «Beati misericordes!», incipit di una delle beatitudini enunciate da Gesù nel discorso della montagna (vd. Corrispondenze), che D. e Virgilio sentono cantare all'ingresso del girone degli iracondi (vd. Beati misericordes in ED). Nei commentatori danteschi il lemma ricorre frequentemente, spesso come attributo di Dio e di Cristo (vd. Corrispondenze).