Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Lemma composto dal sost. ager + suffisso -cola, -ae, sost. maschile derivato dalla radice del v. colo e dal suffisso -a (funzionale a formare sost. deverbali maschili designanti un agente), att. solo come secondo membro di composti designanti 'colui che abita, coltiva o venera'. Il sost. fa parte del lessico dell'agricoltura e nel lat. class. è ampiamente att. (è ad alta frequenza nei trattati di agronomia e nella poesia georgica; cfr. ThLL s.v. agricola); si specializza poi come termine biblico: nella Vulgata registra ben 31 occorrenze e figura in alcuni passi divenuti proverbiali e ampiamente diffusi nell'esegesi e nella letteratura patristica (vd. Corrispondenze); è inoltre impiegato anche per designare Dio (vd. in Corrispondenze ad es. le occorrenze di Gv 15, 1; Papias; bolla Exultet in gloria).
Il lemma agricola ricorre tre volte nel lat. dantesco, sempre in contesti metaforici di impronta biblica. In De Vulg. I xviii 1 il volgare illustre viene connotato con l'attributo cardinalis e per spiegarne l'azione di governo che compie nei confronti degli altri volgari, D. ricorre a un'ampia metafora agreste in cui il volgare illustre è il paterfamilias che sradica i rovi spinosi dalla selva italica, emendandone i volgari municipali, e affida parte del lavoro ai suoi agricoltori, ossia i doctores e i poeti che ne fanno uso, per bonificare la silva e trasformare il naturale selvatico in naturale coltivato (vd. Tavoni De vulg. e Fenzi De vulg. commento ad loc. e la voce extirpo in VDL). Il passo rinvia a "una serie di immagini a sfondo biblico-liturgico (vd. Mt 21, 33; Gv 15, 1; Gc 5, 7 in Corrispondenze), ma di tramite essenzialmente dettatorio" (cfr. Mengaldo De vulg., commento ad loc., p. 136 che cita Boncompagno da Signa, Corrado di Mure, Bernoldo di Cesarea e Guido Faba, dove però non ricorre il sost. agricola, ma i sinonimi cultor e ortolanus; cfr. anche le att. mediev. in Corrispondenze).
In Ep. V il termine figura due volte. La prima occorrenza è al par. 6, nell'apostrofe rivolta all'Italia, in cui si trova inserito in un contesto metaforico che ricalca da vicino Mt 21, 33-41 (vd. Corrispondenze). La metafora, che vuole rappresentare icasticamente il cambiamento che D. pronostica per l'Italia grazie all'imminente venuta dell'imperatore, prefigura quella di par. 16, dove ricorre nuovamente agricola, stavolta associato a Enrico VII, definito novus agricola Romanorum, che creerà le condizioni per far germogliare il frutto della vera pace in Italia. Nel volgarizzamento di Ep. V il passo «et vineam suam aliis locabit agricolis» è reso con «e la vigna sua allogherà ad altri lavoratori»; «novus agricola Romanorum» con «il nuovo lavoratore de' romani». Secondo Pastore Stocchi Ep., p. 34, le metafore georgiche di questo passo si ispirano a modelli ricorrenti nell'omiletica patristica e mediev. (vd. ad es. Aug. In evang. Ioh. 3, 1 in Corrispondenze). Nella bolla Exultet in gloria, con la quale Clemente V invita i fedeli ad accogliere e onorare Enrico VII in procinto di recarsi in Italia, l'imperatore è il frutto che il celestis agricola (= Dio) ha generato dalla radice della carità (vd. Corrispondenze).
Il latinismo agricola ricorre anche nel volg. dantesco: in Par. XII 70-72 designa s. Domenico, mentre in Conv. IV ii 10 ricorre in una traduzione letterale di Gc. 5, 7 (vd. Corrispondenze), per cui vd. agricola in VD.