Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Hapax nel lat. dantesco. Neologismo mediev. lessicale, formato probabilmente a partire da *pungitus, participio perfetto di pungo alternativo al class. punctus, e dal suffisso -ivus, funzionale per creare proprio agg. derivati da participi perfetti (per questa derivazione di pungitivus cfr. DMLBS).
L'agg., assente nel lat. class. e tardoant., conosce un largo utilizzo nel lat. mediev., sebbene non sia registrato dai principali lessicografi (Uguccione e Osberno conoscono solo il v. pungito, -are, frequentativo del class. pungo; cfr. Uguccione, P 122, 12: «Item a pungo pungito -as frequentativum, idest sepe pungere»). Termine del lessico botanico: dall’accezione di ‘spinoso, pungente’ riferito a erbe e piante assume il signif. generico di ‘acuto, penetrante, stringente, doloroso’, rif. a un sapore oppure a una pena, a un dolore o alla sua causa, ma ricorre anche con valore traslato per definire stili letterari o concetti astratti (Du Cange e DMLBS s.v. pungitivus e si vedano alcuni ess. in Corrispondenze).
In Ep. VII 22 pungitivus connota i rami che rappresentano, nell'ampia metafora vegetale che coinvolge i par. 21 e 22, le città lombarde che si ribellano all'imperatore Enrico VII. Queste, secondo D., ostacolano la discesa in Italia dell'imperatore, seguendo l'esempio di Firenze (cfr. anche i lemmi correlati arbor, aresco, extirpo, radix, ramifico, ramus, truncus). Nei volgarizzamenti trecenteschi di Ep. VII il passo «rami pungitivi» è reso con «li pug(n)enti rami» (volg. A e B). La locuzione dantesca rami pungitivi ricorre in particolare anche nei Gesta Boemundi archiepiscopi Trevirensis (una cronaca di fine XIII sec.), in cui pungitivus è attributo di ramus (cfr. Corrispondenze). Il passo era già stato segnalato da Pézard, La rotta gonna, III, p. 76.