Vocabolario Dantesco Latino
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languida, Ep. VII 24
Uguccione, L 18, 1 (s.v. langueo): Item a langueo languidus -a -um, infirmus vel excors, stupidus vel deficiens (DaMA).
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco, att. solo in Ep. VII 24 come agg. di pecus. Deverbale da langueo con l’aggiunta del suffisso -idus, ampiamente att. con il signif. di «viribus destitutus, marcidus». Nell'accezione di ‘malato, infetto’, perlopiù con valore sostantivato, il lemma ricorre nella Vulgata e negli autori mediev., divenendo termine tecnico-giuridico del diritto canonico «per indicare chi sia affetto da lunga e grave malattia che lo renda inabile a procurarsi gli alimenti; languidi sono in particolar modo gli incurabili» (Paoli, Prose e Poesie, p. 12).
Nel passo dantesco il termine ricorre con il signif. di 'malato' nella metafora della languida pecus, Firenze, che infetta il proprio gregge. Nei volgarizzamenti trecenteschi di Ep. VII «pecus languida» viene reso con «pecora inferma» (volg. A e B). Il lessico utilizzato nell’invettiva contro la città riconduce alla patologia medica e crea un violento realismo, per cui cfr. i lemmi correlati commaculo, contabesco, contagio, exhalo, fetor, infatuo, inficio, pernicies, sanies, scatescentia, vitio e Vagnoni, Interazione.