Vocabolario Dantesco Latino
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Isid. Orig. VIII xi 97: Nymphas quippe montium Oreades dicunt, silvarum Dryades, fontium Hamadryades, camporum Naides, maris Nereides (Mirabile).
Papias (s.v. Naiades): Naiades deas maris in comitatu esse Veneris pagani dicunt (Mirabile).
Uguccione, N 62, 30 (s.v. nubo): Nereides maris, Nayades aquarum vel fluminum: nays enim est aqua, inde Nays vel Nayas, dea aquarum. Nimphe dicuntur generaliter vel specialiter dee fontium (DaMA).
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco. Il termine registra fin dal lat. class. l’oscillazione tra le forme nāïas, -adis e nāïs, -idis (-idos), entrambe att. parallelamente (cfr. ThLL s.v. Naias), soprattutto in ambito poetico. Si tratta propriamente delle ninfe dei fiumi e delle fonti, come specifica il commento di Serv. ad Ecl. X 9 «saltus habuere puellae N(aides) Naidas nymphas simpliciter accipiamus: nam si proprie loqueretur, Oreades diceret; Naides enim fontium, Oreades montium nymphae sunt» (DaMA); X 62 «Dryades vero sunt quae inter arbores habitant, Oreades quae in montibus. Sane ab ovibus nymphae Perimelides, a fluminibus Naides, a pratis Limonides» (DaMA), che rimarca la distinzione tra le varie tipologie di ninfe e i rispettivi elementi naturali di afferenza (così anche nel commento ad Aen. I 500 «Oreades nymphae montium, silvarum Dryades, quae cum silvis nascuntur Amadryades, fontium Napeae vel Naides, maris vero Nereïdes»). Tra i lessicografi mediolatini, questa specifica afferenza delle Naiadi ai fiumi è osservata solo da Uguccione, che la riconduce alla stessa etimologia del termine («Nayades aquarum vel fluminum: nays enim est aqua, inde Nays vel Nayas, dea aquarum»); deviante l’interpretazione di Isidoro, che collega le Naiadi ai campi, mentre Papias le riconnette sempre a un elemento idrico, che è però il mare. Si tenga poi presente che Naias, nell’uso, era passato a indicare per estensione ogni ninfa (come sottolinea Serv. ad Ecl. X 9).
D. utilizza il sost. in Eg. IV 85 per richiamare metonimicamente la città di Bologna (come spiega la glossa di L: «civitas Bononie»), ma più specificamente la designazione «Nayas illa» è ricercata variatio dantesca dell’esordio di Giovanni del Virgilio, Eg. III 1-3, dove la iunctura «nympha procax» (v. 3) era metafora di Bologna tramite il riferimento al torrente Sàvena. La ripresa di D. è dunque del tutto pertinente alla caratterizzazione delle Naiadi quali ninfe dei fiumi e delle fonti, di cui l’autore poteva trovare riscontro più immediato in Virgilio, Ovidio e nell’esegesi mediev. legata a questi due autori (al riguardo cfr. anche la 'voce' naiade in VD, che spiega il problematico riferimento alle Naiadi di Pg. XXXIII 49; vd. inoltre Drias, nympha in VDL).
Il termine, sempre prevalentemente legato all’ambito poetico (o comunque a repertori mitografici e all’esegesi mediev. di Virgilio e Ovidio) registra una cospicua fortuna nella poesia successiva a D.; in ambito bucolico, ricorre ad es. in Pontano, Ecl. II 124; II 188; III 20; IV 1; Naldi, Egl. I 57; IX 40; Boiardo, Past. I 67; VII 89; ma si veda anche Boccaccio, Carm. II 9, 51 «Ceruleum caput e vitreis Thetis erigit undis, / Nayadum sociata choris» (Poeti d’Italia).