Vocabolario Dantesco Latino
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Mon. 1
iuriste, Mon. II ix 20
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco. Il termine iurista non è att. nel lat. class. e tardoant., ma trova la sua origine nel lat. del basso medioevo dove – derivato da ius – indica lo studioso di diritto civile (Chiesa-Tabarroni Mon. II ix 20, p. 139, n. ad loc., di cui si è tenuto conto nella Definizione proposta; vd. anche Du Cange s.v. iurista: «qui iuri civili vel canonico dat operam iurisconsultus»).
La parola, nella produzione volgare di D., non ha un vero e proprio corrispettivo; in Conv. III xi 10 e IV xxvii 8-9, infatti, a indicare «lo studente, l'insegnante, lo studioso e il pratico di leggi (…) e del diritto» è impiegato il termine 'legista', derivato dal lat. mediev. legista ed equivalente a iurista (vd. ED s.v. legista, F. Cancelli).
Gli iuriste in Mon. II ix 20 sono oggetto dell'attacco dantesco: «Non è facile dire se, all’interno di questa categoria, e in particolare a quella parte di essa che sosteneva le posizioni papali, Dante abbia in mente un bersaglio preciso. Contro l’opinione tradizionale (...), secondo la quale la polemica sarebbe generica, e andrebbe inquadrata in una comune topica di opposizione fra filosofi e giuristi, Quaglioni (...) ritiene che l’attacco sia molto specifico, e che abbia per obiettivo una glossa accursiana in cui l’impero veniva definito de fortuna, negando il principio provvidenzialistico che è la sostanza dell’argomentazione svolta fin qui da Dante. Si ricordi in ogni caso che contro i "legisti" (...) Dante si è scagliato nel Convivio (III 11, 10) accusandoli di studiare non "per sapere", ma "per acquistare moneta o dignitade", mostrando insofferenza per l’intera categoria» (Chiesa-Tabarroni Mon. II ix 20, p. 139, n. ad loc.).
Il termine iurista ha valenza negativa anche in altri autori (vd. Corrispondenze): es. Bonaventura, Serm. div. 13, Ruggero Bacone, Compendium 4 e Tommaso d’Aquino, Summa Theol. IIa IIe q. 88, a. 11.