Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Il v. - derivato denominale da philosophus - è att. a partire dalla latinità class. con il signif. di «sapientiae studere, rerum naturas perscrutari, philosophorum more disputare» (vd. Forcellini s.v. philosophor e ThLL s.v. philosophor I). Nel lat. tardoant., poi, il v. sviluppa un ulteriore signif., per cui risulta equivalente a «sancte vivere, vitiis passionibusque deditus non esse» (vd. ThLL s.v. philosophor II).
Il v., che risulta att. nelle grafie philosophor e phylosophor e anche nella forma attiva philosopho, nel lat. mediev. mantiene i medesimi signif. che possedeva nel lat. class. e tardoant. (vd. es. DMLBS s.v. philosophari e Du Cange s.v. philosophia 1), con una preferenza, però, per il suo impiego come parte del lessico filosofico. A quest'ultimo ambito appartengono le occorrenze nella produzione lat. dantesca.
Le Def. proposte tengono presente sia quanto registrato dai vocabolari di lat. mediev. (es. «to study or practise philosophy» DMLBS s.v. philosophari 1), sia le proposte dell'ED (s.v. filosofare: «indagare filosoficamente»), sia le diverse soluzioni adottate dai traduttori delle opere di D.: per es. Tavoni De vulg., Fenzi De vulg. e Quaglioni Mon. propongono "filosofare" rimanendo aderenti al v. lat., mentre Chiesa-Tabarroni Mon. ha "ricavare dalla filosofia" e "studiare in filosofia". Simili sono le proposte di Rinaldi Questio ("coltivare la filosofia") e Mazzoni Questio ("professare la filosofia"), mentre più interpretative sono quelle di Ronconi Mon. ("scoprire per via dialettica" e "come ci dimostrano le nostre speculazioni").