Vocabolario Dantesco Latino
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Eg. 1
cannis, Eg. IV 51
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco; inserito in Eg. IV 51-53 entro la rievocazione del mito di re Mida, il sost. fa rif. al materiale di cui è costituito il flauto, dalle cui canne fuoriesce il suono: la tibia di canna di Melibeo sembra infatti emettere suoni di propria volontà, così come le canne del mito continuavano a mormorare l’affronto di re Mida nei confronti di Apollo (vd. canneus in VDL e i lemmi della stessa famiglia semantica: arundineus, arundo, calamus, fistula, tibia in VDL). Questa accezione del termine trova diverse att. nel lat. class. e mediev. ma non è distintiva della poesia pastorale: registra scarse occorrenze nella bucolica precedente a D. (Calp. Ecl. II 31; IV 45; 101) e non trova riscontro nella produzione bucolica immediatamente successiva di Giovanni del Virgilio, Petrarca e Boccaccio, ma ricorre nella bucolica quattrocentesca, ad es. in Boiardo, Past. I 65 «canemus / carmina et incipiam levibus dare sibila cannis» (Poeti d'Italia); Carrara, Egl. III 3 «stridula disparibus si sit tibi fistula cannis / certemus» (Poeti d’Italia).