Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Hapax nel lat. dantesco. Il v. è utilizzato da D. in una sola occasione, in Mon. III iv 17. In questo contesto, la confutazione per distinctionem dell'argomento dei duo luminaria (solutio distinctiva) viene preceduta da un’osservazione di particolare rilievo, che sembra riflettere un’esperienza diretta e personale del mondo delle dispute orali. Soffermandosi sugli "effetti pubblici" delle diverse strategie di confutazione, D. osserva infatti che la solutio basata sulla distinzione risulta essere più mite (mitior) di quella basata sulla demolizione assoluta (interemptio). Tollerando il falso (mendacium tollerando), infatti, non fa apparire l’avversario completamente mentiens, nel falso, ma salva la verità parziale della sua posizione: «Potest etiam hoc, mendacium tollerando, per distinctionem dissolvi (mitior nanque est in adversarium solutio distinctiva; non enim omnino mentiens esse videtur, sicut interemptiva illum videri facit)». Anche se è passato inosservato, inoltre, questo peculiare rilievo sembra riecheggiare – dal punto di vista terminologico – proprio quel passaggio del De doctrina christiana (I xxxvi 40) citato pochi paragrafi prima a proposito dell’errore di attribuire alle Scritture un significato diverso da quello inteso dall’autore sacro. In tale contesto, Agostino contrappone (significativamente) chi riferisce un senso scorretto avendo in vista l’edificazione della carità – non omnino mentiens – a chi mente per una voluntas falsa dicendi: «Quisquis vero talem inde sententiam duxerit, ut huic aedificandae charitati sit utilis, nec tamen hoc dixerit quod ille quem legit eo loco sensisse probabitur, non perniciose fallitur, nec omnino mentitur. Inest quippe in mentiente voluntas falsa dicendi».