Vocabolario Dantesco Latino
www.vocabolariodantescolatino.it
persecutrix, Ep. II 9
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco. In Ep. II 9 l’improvvisa povertà causata dall’esilio, che priva D. di cavalli e di armi («equis armisque vacantem») e gli impedisce di recarsi alle esequie del conte Alessandro Guidi di Romena, è definita effera persecutrix.
Deverbale da persequor con l’aggiunta del suffisso femminile -trix, -tricis dei nomina agentis, che designa colei che abitualmente compie un’azione, da cui il signif. di «ea quae persequitur», cfr. ThLL s.v. persecutor. Il lemma è att. a partire dal lat. tardo, le prime occorrenze si registrano in Servio, che utilizza persecutrix per spiegare il signif. dell'agg. sequax, e in Agostino, che lo impiega invece come sost. con il signif. di «ea quae vexat», ThLL s.v. persecutor. Caratteristica peculiare dei sost. in -trix è quella di occupare frequentamente all’interno della frase la posizione dell’agg., perché non si tratta nella maggioranza dei casi di sost. autoreferenziali (cfr. Serbat, Les “noms d’agent” en -trix e vd. Corrispondenze): nell’occorrenza di Ep. II persecutrix svolge la funzione di sost., ma si veda ad es. nel lat. dantesco l'impiego di coadiutrix e contemtrix.
Poco att. nel lat. tardoantico, nel lat. mediev. il sost. persecutrix ricorre perlopiù in autori cristiani (agiografi ed esegeti biblici), ma rimane comunque un lemma di limitata diffussione: i corpora consultati (ALIM, CC, CDS, DaMA, MqDq, Poeti d'Italia) hanno restituito poche occorrenze di persecutrix (nessuna att. nella Vulgata), che non viene registrato dai lessicografi mediev., né utilizzato dai commentatori danteschi e non se ne rilevano att. in ambito epistolare.