Vocabolario Dantesco Latino
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evangelizaret, Ep. V 27
evangelizans, Ep. VII 14
Uguccione, A 103, 2 (s.v. Agyos): [...] unde hoc angelium -ii, idest annuntiatio, quod componitur cum eu, quod est bonum et u conversa in consonantem, dicitur evangelium, idest bonum nuntium, unde evangelista, qui evangelium fecit, et evangelizo -as, idest evangelium annuntiare (DaMA).
Balbi (s.v. evangelium) = Uguccione (Mirabile).
NOTA:
Grecismo (εὐαγγελίζειν), v. in -izare, suffisso con cui sono stati incorporati nella lingua lat. i v. greci uscenti in -ιζειν (Stotz VI 104.1, 104.2). Il v., assente nel lat. class., è termine biblico che ricorre nella Vulgata ben 43 volte con il signif. di ‘annunciare, predicare (perlopiù la buona novella, il vangelo)’, accezione che mantiene anche nel Medioevo, come testimoniano i lessicografi.
Lemma esclusivo delle Epistole: in Ep. V 27 il v. è associato a Cristo che, fattosi uomo, ha annunciato la buona novella e segnato i confini tra il proprio regno e quello di Cesare, distribuendo a entrambi quanto dovuto (anche in Ef. 2, 17 il v. è associato a Cristo, per cui vd. Corrispondenze); mentre in Ep. VII 14 è rif. all’evangelista Luca, designato tramite la perifrasi «bos noster», perché secondo l’esegesi biblica così era rappresentato nella visione di Ezechiele (Ez. 1, 10). Nel volgarizzamento di Ep. V e in volg. A di Ep. VII il v. è tradotto con 'evangelizzare', mentre il volg. B di Ep. VII traduce «ut bos noster evangelizans» con «siccome il nostro bue, santo Luca evangelisto».
La prima att. del v. evangelizzare nell'italiano antico è abbastanza tarda e si registra nel poemetto Leggenda di S. Caterina di Buccio di Ranallo (cfr. TLIO s.v. evangelizzare). Il lemma non è att. nel volg. dantesco.