Vocabolario Dantesco Latino
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abominabile, Ep. XI 2
Papias (s.v. execrabilis): Execrabilis, pessimus, abhominabilis, sine sacro (Mirabile).
Uguccione, H 58, 2-3 (s.v. horreo): Et hinc hic horror, -ris et hic et hec horribilis, -le, abominabilis […]. Item ab horreo horridus, -a, -um, terribilis, abominabilis, frigorosus, tremens (DaMA).
Balbi (s.v. horreo) = Uguccione (Mirabile).
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco, att. solo in Ep. XI 2 per descrivere il vetus sacerdotium istituto da Mosè e riservato ai Leviti per diritto di sangue, che fu corrotto e reso abominevole dalla cupidigia dei figli di Eli. La loro morte, voluta da Dio per opera dei Filistei, sancì la fine del sacerdozio per via ereditaria con il subentro di Samuele. L'agg. abominabilis è di uso linguistico tardo: non è att. nella latinità class., ma ricorre frequentemente nelle sacre scritture (si registrano 21 occorenze, tutte nel Vecchio Testamento) ed è di ampio uso nel lat. patristico e mediev. per indicare ciò che è degno di esecrazione (Forcellini s.v. abominabilis: «abominatione dignus») perché contrario alle leggi divine o umane, sebbene non occorra mai come attributo di sacerdotium, come avviene nel passo dantesco. I lessicografi mediev. non riservano all'agg. abominabilis una specifica trattazione, ma lo utilizzano come sinonimo nelle glosse di altri agg. (vd. Corrispondenze). Nel ms. L l’agg. è trascritto nella forma abhominabile, messa a testo da Villa, Ep. p. 1480. Le due forme abhominabilis e abominabilis sono allografe ed entrambe att. già nel lat. tardoant. (cfr. ThLL s.v. abominabilis).
Il lemma si è divulgato come latinismo nell’italiano antico a partire dalla fine del XIII sec. grazie ai volgarizzamenti di area toscana di testi latini tardo-antichi: la prima att. di abominevole, infatti, risale alle Historiae adversus paganos di Orosio volgarizzate da Bono Giamboni, in cui l'agg. ricorre tre volte con il signif. di «degno di abominazione, orribile, esecrabile», cfr. TLIO s.v. abominevole. Nel volg. dantesco il lemma è termine esclusivo del Convivio, in cui è att. tre volte con il signif. di ‘spregevole, esecrabile’, senza mai assumere specifiche connotazioni religiose, per cui vd. abominevole in ED.