Vocabolario Dantesco Latino
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apostolice, Ep. I 1, Ep. V 30, Ep. VI 8
apostolica, Ep. I 2, Mon. III iii 14
apostolicam, Ep. XI 4, Ep. XI 27
apostolici, Ep. XI 25
ampiamente att., cfr. MLW s.v. apostolicus; cfr. ad es. Bene da Firenze, Candelabrum, IV 7, 1-3, Quomodo papa salutat clericos. Dominus papa, scribens episcopo vel maiori, ut patriarche, primati, archiepiscopo, vocat eum 'venerabilem fratrem' et, posito nomine dignitatis, 'salutem et apostolicam benedictionem' mittit, hoc modo: 'Honorius episcopus, servus servorum Dei, venerabili fratri V. Pisano archiepiscopo salutem et apostolicam benedictionem (ALIM).
Papias (s.v. apostolus): apostolus graece, lissa hebraice, latine missus dicitur; inde dicitur apostolicus et apostolatus (Mirabile).
Uguccione, S 322, 9-10 (s.v. stolon): Item stolos componitur cum apo, quod est de vel re-, et dicitur hic apostolus, idest missus, et dicitur apostolus quasi demissus, idest de celo vel a deo missus: apostolus grece, lisam ebrayce, missus latine; unde hic apostolatus -tus, officium vel dignitas apostoli, et apostolicus -a -um, et hic apostolicus pro papa (DaMA).
Balbi (s.v. apostolus) = Uguccione (Mirabile).
NOTA:
Grecismo (da ἀποστολιϰός), att. a partire da Tertulliano; derivato da apostolus con l’aggiunta del suffisso -icus che serve per formare aggettivi denominali. Sebbene etimologicamente l’agg. indichi 'ciò che pertiene agli apostoli', tuttavia risulta impiegato come connotativo dei vescovi, perché seguendo l’esempio degli apostoli guidano la Chiesa che Cristo ha loro affidato. Con la nascita del primato del Vescovo di Roma, l'agg. subisce un allargamente semantico acquisendo il valore di ‘papale’, indicando anche come sost. lo stesso pontefice (cfr. Stotz V 39.3).
Nel lat. dantesco, l’agg. apostolicus ricorre 8 volte, sempre in contesti relativi a vescovi, cardinali o pontefici. In Ep. I 2 apostolica è definita la pietas del cardinale Niccolò da Prato; in Ep. I 1, XI 4 e 27 l'agg. ricorre in unione con il sost. sedes per indicare la sede papale; in Ep. V 30 l'agg. si rif. alla benedictio che papa Clemente V ha concesso all'imperatore con la bolla Exultet in gloria (vd. benedictio in VDL). Come nota Baglio Ep., p. 130, «salutem et apostolicam benedictionem» è una formula che ricorre di frequente nelle salutationes delle lettere pontificie (vd. Bene da Firenze in Corrispondenze). In Ep. VI 8 con monarchia apostolica D. fa rif. al potere papale che i Fiorentini dovrebbero avere l’ardire di combattere allo stesso modo del potere imperiale; in Ep. XI 25 «apostolici culminis auctoritate» indica l’autorità del pontefice Clemente V, che il 6 febbraio 1306 restituì il titolo cardinalizio a Iacopo e Pietro Colonna. Anche nell’occorrenza di Mon. III iii 14 con «auctoritate apostolica» D. intende l’autorità papale. L'agg. è ampiamente att. nella latinità come attributo di auctoritas, benedictio, culmen, pietas, sedis; non risulta invece att. l'espressione apostolica monarchia di Ep. VI 8.
Nel volg. dantesco si registrano solo due occorrenze dell’agg. apostolico nel Paradiso, per cui cfr. la voce appostolico in ED.