Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Il v., derivato da manifestus, pare att. a partire da Ovidio (es. Ov. Met. XIII 106: «Ipse nitor galeae claro radiantis ab auro/ insidias prodet manifestabitque latentem», CC) e «admodum raro» prima della metà del II sec. (vd. ThLL s.v. manifesto). Il signif. di «aperire, notum facere, declarare, ostendere, revelare» è conservato dal lat. mediev. (vd. es. DMLBS s.v. manifestare), che però impiega il v. anche come tecnicismo del linguaggio giuridico («dénoncer, présenter (un coupable)», vd. Blaise Mediev. s.v. manifesto).
Nelle proprie opere lat. D. ricorre al v. nel solo signif. di 'manifestare, dimostrare' a sottolineare l'evidenza di quanto di volta in volta viene esposto. Differente, invece, è l'impiego di manifestare (in ED, A. Bufani) nelle opere volgari, dal momento che il suo signif. oscilla - specialmente nel Conv. - tra 'dire' e 'spiegare, dimostrare tramite un ragionamento'; nelle altre opere, invece, prevale il valore di 'palesare, rendere noto'.
Oltre a manifesto, nella produzione lat. dantesca ricorrono anche i termini collegati manifestatio, manifeste e manifestus (insieme al suo contrario immanifestus).