Mon. 1
inmanifestum, Mon. III ix 3
Hapax nel lat. dantesco. L’agg. nasce nel lat. di età tardoant. dall’aggiunta – sul modello degli agg. greci ἂδηλος e ἀφανής – del suffisso negativo in a manifestus e possiede il significato primario di non manifestus, obscurus (vd. ThLL s.v. immanifestus a, da cui dipende la Definizione proposta); il termine, inoltre, è impiegato come tecnicismo dell’ars metrica a indicare la permixtio metrorum (vd. ThLL s.v. immanifestus b).
Nel lat. mediev. la parola, att. nelle due grafie immanifestus e inmanifestus, è impiegata con il solo signif. di non manifestus (vd. DMLBS s.v. immanifestus) e, principalmente, in contesti legati all’ambito filosofico. L’agg., inoltre, è att. anche nella sua forma comparativa, vd. es. Aristotele, Physica (tr. Anon.) I 1.
I traduttori di Mon. hanno seguito diverse vie per rendere la litote dantesca «non erit inmanifestum»: se alcuni tendono a dare valore esplicitamente positivo al sintagma (es. Chiesa-Tabarroni Mon. “risulterà ben chiaro” e Sanguineti Mon. “risulterà chiaro”), altri ne conservano l’aspetto negativo sciogliendo, però, la figura retorica dantesca (es. Ronconi Mon. “non sfuggirà” e Cassell Mon. “will not long be hidden”). Una via diversa è quella seguita da Quaglioni Mon.: la traduzione “non sarà senza evidenza”, infatti, non solo conserva la litote voluta da D., ma propone una resa del sost. aderente al valore lat.
Inmanifestus non è att. da alcuno dei principali lessicografi med. e nemmeno da alcuno dei commentatori lat. della Commedia: l’unica att. del corpus, infatti, è contenuta in una citazione da Aristotele in Pietro Alighieri (2) ad Inf. VII 82-87.
L’unica att. dell'agg. nei commenti lat. alla Commedia ricorre in una citazione aristotelica in Pietro Alighieri (2) ad Inf. VII 82-87: Nam liberum arbitirum non est nisi ubi voluntas nostra et intellectus potest eligere, et electio non potest fieri nisi in hiis rebus que sciuntur; sed fortuna est ignota (…). Unde Virgilius: “Nescia mens hominum fati sortisque fortune”... Et Apuleius ad hoc etiam inquit: “Nec consilio prudenti vel remedio sagaci divine providentie fatalis dispositio subverti potest”. Ad quod facit oppinio illorum, de quibus sic ait Phylosophus in IIo Physicorum: “Sunt quidam quibus videtur esse causa fortuna, immanifesta autem humano intellectui, tanquam divino quoddam ens” (DDP).