Vocabolario Dantesco Latino
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Mon. 1
advocati, Mon. III xi 2
I commentatori non fanno rif. al signif. tecnico dantesco (vd. Nota), dal momento che utilizzano il termine advocatus principalmente nel suo senso giuridico: es. Benvenuto da Imola ad Inf. IX 76-81: Per hoc autem figurat autor quod rei fugiunt a facie oratoris et advocati eloquentis, et se abscondunt (DDP).
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco. Il vocabolo, derivato da advocare, indica in età repubblicana «is qui in foro adest, ut adiuvet» (vd. ThLL s.v. advocatus I A), mentre in età imperiale il «patronus, causidicus» (vd. ThLL s.v. advocatus I A), configurandosi come tecnicismo giuridico. Il sost., inoltre, possiede il signif. più generico di 'aiutante, difensore' (vd. ThLL s.v. advocatus II a) e quello, specifico del lessico cristiano e att. a partire dall'età tardoant., per cui advocatus diviene l’equivalente lat. del gr. παράκλητος (vd. ThLL s.v. advocatus II b). Questi ultimi due signif., insieme a quello giuridico imperiale, sono conservati dal lat. mediev.
L’uso dantesco della parola si discosta parzialmente dai sensi sopra richiamati (pur rimandando al signif. di 'difensore'), indicando la qualifica tecnica dell’imperatore come «defensor et advocatus ecclesie» (Chiesa-Tabarroni Mon. III xi 2, p. 208, n. ad loc.), secondo una def. - quella di advocatus ecclesie - che pare essere att. a partire dall'XI sec.
D., inoltre, impiega il v. collegato advoco.