irrumpo, -upi, -uptum, -ere (v.)

1. prorompere (nelle parole), Frugoni Ep.
Ep. VII 7 Verum quia sol noster, sive desiderii fervor hoc submoneat sive facies veritatis, aut morari iam creditur aut retrocedere supputatur, quasi Iosue denuo vel Amos filius imperaret, incertitudine dubitare compellimur et in vocem Precursoris irrumpere sic: «Tu es qui venturus es, an alium expectamus?».
Ep. 1
irrumpere, Ep. VII 7
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Hapax nel lat. dantesco, composto di in- e rumpo, largamente diffuso nel lat. class. con il signif. principale di «magno impetu penetrare vel aggredi, incurrere, irruere» (ThLL s.v. irrumpo). Afferisce spesso all’ambito militare, indicando il violento scontrarsi delle schiere o l’irruzione nel campo nemico. A partire dal lat. tardoant. assume anche la funzione di verbum dicendi, riferendosi in senso traslato all’irruenta e intensa espressione dell’atto verbale; in tal caso può comparire all’interno di locuzioni come «irrumpere in vocem» o «irrumpere in verba» (vd. Corrispondenze). Nel lat. cristiano quest’ultimo signif. si sviluppa nell’accezione di 'profetizzare', che corrisponde all’uso dantesco del v. in Ep. VII 7 dove compare in unione al sintagma «in vocem», dove D. si identifica nella voce di Giovanni Battista che, trovandosi in carcere, invia a Gesù due discepoli per chiedergli se sia lui il Messia (Lc. 7 19; Mt. 11 2-3 2).

La scelta di irrumpo come verbum dicendi assume una connotazione molto più intensa dei biblici aio e dico, avvicinandosi all’uso del v. in contesti profetici (cfr. Baglio, Ep., p. 160). Tale intensità del dire si riflette inoltre nelle traduzioni antiche: i volgarizzamenti trecenteschi presentano una resa letterale, traducendo con «irrompere nella voce del Batista» e «rompere nella voce del Batista» (Montefusco Volg. Ep. V-VII p. 262, 266). I moderni editori preferiscono invece il v. 'prorompere': "prorompere nella voce" (Torri, Fraticelli), "prorompere nelle parole" (Monti, Frugoni, Jacomuzzi), "prorompere con le parole" (Pastore Stocchi, Baglio), "gridare" (Villa).

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Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
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Latino classico e tardoantico:

nel lat. class. e tardoant. è att. con il signif. di 'irrompere', soprattutto in rif. all’ambito bellico (ThLL s.v. irrumpo I A; OLD s.v. irrumpo 1 b). Per il signif. traslato di 'prorompere con le parole' si vedano ad es. Claud. Carm. 15, 138 talique superbas irrupit clamore fores (MqDq); Paul. Petric. Mart. V 334 vox etiam attonitas stupefacti irrupit ad aures (MqDq); Ps. Primas In Rom. X quis non irrumpat in eam vocem, quam sibi ipse obiecit Apostolus: «Dicis itaque mihi, quid adhuc conqueritur?» (CC). Da qui vd. anche l'accezione di 'profetizzare', vd. Ps. Aug. Quaest. Test. 35 Ionas propheta praeceptum sibi ut Ninivitis praedicaret irrupit (CC); Cassian. C. Nest. 50 vis prophetica et sermonis evangelici divina virtus, me quasi incantatore, irrumpat (CC). 

Latino medievale:

nel lat. mediev. registra gli stessi signif. del lat. class. e tardoant. (DMLBS s.v. irrumpere). Continua ad apparire in contesti legati a scene di guerra; è att. anche il signif. fig. di 'irrompere' in rif. all’atto verbale, per cui si veda ad es. Enrico di Huntingdon, Hist. Angl. 195 tunc vero miserabilis Anglia destructa quidem, sed iam per adventum eius quasi vitam rehabitura in haec verba cum lacrymis irrupit (CC); Giovanni Egidio di Zamora, Leg. Sanct., p. 138 sedens pro tribunali, hoc sancte puelle inicio sermonis irrumpit (LLT).

Lessicografi medievali:

Uguccione, R 53, 47 (s.v. rumpo): irrumpo -is, violenter et rumpendo intrare (DaMa).
Balbi (s.v. rumpo) = Uguccione (Mirabile).

Commentatori danteschi:
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Autore: Sofia Santosuosso.
Data redazione: 24.04.2023.