Mon. 4
importare, Mon. III iv 12; III ix 2
importatum, Mon. I xii 2
importatur, Mon. II v 24
importare per voces illationis: Mon. II v 24
importatum per verba: Mon. I xii 2
typice importare: Mon. III iv 12
Il v. è utilizzato nella Mon. in quattro occasioni distinte, ma sempre in risposta a un'esigenza di analisi dei significati al di là del livello della mera espressione verbale (cfr. Chiesa-Tabarroni Mon., p. 49).
Il primo contesto è quello di Mon. I xii 2, in cui D., dopo aver fornito la definizione di libero arbitrio, osserva che sono molti coloro che ce l’hanno sulla bocca, anche se il signif. che effettivamente veicola (l’importatum per verba) rimane molto lontano da essi.
Il secondo, è in Mon. II v 24, quando D. osserva che in un sillogismo non può mai accadere che da premesse false segua una conclusione vera, anche se può avvenire che da espressioni false (signa falsi) seguano espressioni vere (signa veri): in questo caso, infatti, l’apparente verità della conclusione è esclusivamente legata alle parole e alle espressioni con cui è formulato il sillogismo (importatur per voces illationis), ma non a ciò che esse effettivamente significano.
La terza occasione è in Mon. III iv 12, luogo in cui D. presenta l’argomento ierocratico secondo cui i due astri rappresenterebbero allegoricamente (typice importare) i due poteri. Infine, in Mon. III ix 2, il v. è utilizzato nell’esposizione dell’argomento scritturale secondo cui le due spade presentate da Pietro a Cristo raffigurerebbero i due regimi del Papato e dell’Impero (duo prefata regimina importare) .
In tal modo, come osservato da Vinay Mon., p. 70: «D. usa il v. [...] in un senso che si avvicina a quello etimologico di ‘portare dentro’ o a quello di ‘implicare’, ‘comportare’», riferendolo specificatamente all’atto di veicolazione di signif. proprio di un’espressione linguistica o di un’immagine allegorica. Tale accezione tecnica sembra essersi diffusa, tra XIII e XIV secolo, specialmente grazie all’opera di Alberto Magno, che utilizza estesamente il termine specialmente nei suoi commenti alle Sentenze.
Usi simili a quelli di D. sono inoltre att. tanto nella tradizione summolistica facente capo a Pietro Ispano quanto nelle opere di maestri bolognesi rinomati come Gentile da Cingoli. Particolarmente rappresentativi, a questo proposito, sono alcuni passaggi tratti dalle quaestiones dedicate da quest’ultimo ai Modi significandi di Martino di Dacia: «consequentia apparet, quia, quandocumque aliqua dictio importat diversos modi significandi, quorum unus non est determinativum alterius nec facit unum inesse cum illo, tunc illa dictio est univoca. Cum ergo modus fieri non sit determinatus modo habitus, sed opposito distinguuntur, tunc ista non possunt importari per una voce univoce sed equivoce [...] ex quo ‘legens’ importaret de significato substantiam» (Gentile da Cingoli, Quaest. in Mart., q. 6); e «modo, sic se habet genus et differentia que constituunt species; quod importat idem essentialiter» (q. 9). Sui rapporti di D. con i modisti valgano comunque le osservazioni per molti versi conclusive di Marmo, Had the Modistae, pp. 1-18.
Da segnalare, infine, che il corrispondente termine volgare è utilizzato da D. nella medesima accezione tecnica (cfr. Conv. IV canzone terza vv. 90-1; IV xviii 1; 2), per cui vd. importare in ED.
variamente att. (vd. ThLL s.v. importo II A); vd. per es. Ter. Maur. 1636 nec damnum importat [scil. hexametro] (MqDq); Cypr. Fort. X quare in persecutionibus nemo cogitet quod periculum diabolus inportet (CC); Cic. Tusc. IV xv 34 inportant enim aegritudines anxias (CC); Lucr. V 369 aut aliam quamvis cladem inportare pericli (MqDq); Liv. XXXIX xiv 4 patres pavor ingens cepit, cum publico nomine, ne quid eae coniurationes coetusque nocturni fraudis occultae aut periculi importarent (CC); Plin. Nat. II 126 grandines septentrio importat et corus (CC); Iust. Dig. III ii 22 ictus fustium infamiam non importat, sed causa, propter quam id pati meruit, si ea fuit, quae infamiam damnato irrogat (LLT); Claud. Don. Aen. VII 625 fulgor armorum plurimum hostibus terroris importat (LLT).
Uguccione, P 111, 26 (s.v. porto): importo -as, intro vel valde vel contra portare (DaMA).
Balbi (s.v. porto) = Uguccione (Mirabile).
Pietro Alighieri (3) ad Purg. XI 1-15: tertio sequitur: ‘Adveniat regnum tuum’, dicit Cyprianus hoc nichil aliud importare, nisi quod nos ut eius filii petimus regnum et hereditatem paternam nobis promissam per ipsum ut per patrem et acquisitam per filium (DDP).
Benvenuto da Imola ad Inf. I 31-33; tum quia istud vocabulum florentinum lonza videtur magis importare pardum, quam aliam feram (DDP).