comitissa, Ep. VIII 1; Ep. IX 1; Ep. X 1
Neologismo mediev. lessicale, formato dal sost. comes + il suffiso femminile -issa (dal greco -ισσα), il quale è att. in lat. a partire dalla fine del III sec., inizialmente in prestiti dal greco, come diaconissa o presbyterissa. Nel lat. mediev. sono numerose le neoformazioni create con il suffisso -issa che designano la moglie (o la vedova) di un dignatario secolare o i parenti di sesso femminile dotati di questa dignità, come senatorissa, ducissa, archiducissa, principissa (cfr. Stotz VI § 37.4). Il sost. comitissa indica infatti la moglie del conte o una donna insignita di dignità comitale, detentrice del titolo (es. Matilde di Canossa).
Del sost. si registrano tre att. nel lat. dantesco nelle Epp. VIII, IX, X scritte a nome di Gherardesca, moglie di Guido Guidi conte di Battifolle, e indirizzate alla moglie dell’imperatore, Margherita di Brabante. La contessa Gherardesca è detta «comitissa in Tuscia palatina» perché i conti Guidi avevano ottenuto il privilegio di conti palatini nel X sec. dall’imperatore Ottone I (cfr. Villani, Nuova Cronica, V 1: «Intra gli altri fu il cominciamento de’ conti Guidi, il quale il primo ebbe nome Guido, che ‘l [Ottone I] fece conte Palatino»).
Dal lat. mediev. comitissa deriva il sost. volg. contessa, cfr. TLIO s.v. contessa. D. utilizza il sost. contessa in Doglia mi reca ne lo core ardire dove Contessa può essere sia il nome di battesimo della donna, sia il titolo nobiliare, su cui cfr. Giunta Rime, p. 582.
ampiamente att. con il signif. di ‘contessa’, donna detentrice del titolo, o «comitis uxor», contessa divenuta tale per matrimonio, cfr. Du Cange e MLW s.v. comitissa.
Uguccione, C 225, 14 (s.v. como): et a comes hec comitissa -e, et hic comitulus -li et hic comitellus -li diminutiva (DaMA).
Balbi (s.v. comes) = Uguccione (Mirabile).