Ep. 3
De vulg. 2
prorumpunt, De vulg. II iv 11
prorumpant, De vulg. II vi 3
prorumpens, Ep. I 6
proruperunt, Ep. VI 19
prorumpentem, Ep. XI 13
Composto di pro- e rumpo, ampiamente att. nel lat. class. e tardoant. col signif. intransitivo di «rumpendo progredi, cum quodam impetu procedere vel promoveri» (ThLL s.v. prorumpo I) e col signif. transitivo di «rumpendo emittere» (ThLL s.v. prorumpo II), entrambi presenti in D. Il prefisso pro- conferisce al v. base il senso di un movimento diretto in avanti, verso l’esterno (OLD s.v. pro-), segnalando più intensamente l’azione del «violenter et rumpendo intrare» (cfr. Corrispondenze).
In D. è v. polisemico. Il signif. transitivo di 'lanciare fuori, scagliare' si riscontra in Ep. I 6 nel senso traslato di 'scagliare' la «intentionis cuspis legiptima» verso la pace del popolo fiorentino, all’interno di una metafora che giustifica la tragica necessità della guerra civile. Il signif. intransitivo di 'precipitarsi' si registra in Ep. XI 13, in rif. all’eccessivo zelo e all’impeto arrogante con cui, dalla prospettiva dei cardinali, D. si avvicinerebbe all’arca santa per sostenerla come il biblico Oza; lo stesso signif. è inoltre impiegato in De vulg. II iv 11 e in De vulg. II vi 3 nell’ambito della polemica contro i poeti di scarso valore che si ostinano a 'buttarsi' sulle canzoni, trattando temi elevati (cfr. trad. di Tavoni De vulg. II vi 3: «Si vergognino dunque, si vergognino gli illetterati di avere ogni volta tanto ardire da buttarsi sulle canzoni»). Il v. regge qui la preposizione ad, rispettivamente per «ad summa summe canenda prorumpunt» e «ad cantiones prorumpant»; tale costruzione risulta poco comune nel lat. class., ma è invece att. nel lat. tardoant. e mediev. (vd. Corrispondenze).
Per la somiglianza dei contesti assume particolare interesse il confronto di De vulg. II iv 11 con un passo di Bene da Firenze (vd. Corrispondenze) già messo in rilievo da Mengaldo. In entrambi i casi, infatti, le scarsissime capacità di certi poeti vengono paragonate al verso stridulo degli uccelli, mentre l’atto del poetare è espresso dal v. prorumpo (cfr. Mengaldo De vulg., p. 169; vd. inoltre VDL s.v. garrulitas, sost. utilizzato anche da D. in De vulg. I xv 3 e De vulg. I xv 4 in rif. all’asprezza del volgare lombardo).
A partire dal nucleo semantico di «violenter et rumpendo intrare» (cfr. Corrispondenze), il v. compare in Ep. VI 19 col signif. di 'fare irruzione' relativamente alla sfera militare, in rif. all’ assedio degli accampamenti di Federico II da parte dei Parmensi nel 1248. Tale accezione risulta ampiamente diffusa nella storiografia class. e nei testi cronachistici di epoca mediev. per la descrizione di scene di guerra (vd. Corrispondenze).
ampiamente att. nel lat. class. e tardoant. col signif. di 'emettere con violenza', 'farsi avanti con impeto' (ThLL s.v. prorumpo I e II), spesso relativo all’ambito militare: Verg. Aen. III 571-573 sed horrificis iuxta tonat Aetna ruinis, / interdumque atram prorumpit ad aethera nubem / turbine fumantem piceo et candente favilla (MqDq); Svet. Vit. VII 6, 3 barbaris qui iam in Gallia usque proruperant (Bibliotheca Augustana); Cypr. Gall. Iud. 537 post bellum atque arma feras prorumpere iussit (MqDq). Può rif. in senso fig. all’espressione irruenta di emozioni e stati d’animo (OLD s.v. prorumpo 2 b), come ad es. in Sen. Dial. III v 6 nihil est bello funestius: in hoc potentium ira prorumpit (CC). Nel lat. tardoant. si att. la costruzione con ad (ThLL s.v. prorumpo B 1 b I B).
att. con gli stessi signif. del lat. class. (vd. DMLBS s.v. prorumpere). Per il signif. di 'scagliare' vd. ad es. Bruno di Segni, Exp. in Iob 3, 33 Dei namque permissio pharetra est, ex qua velut sagittae haeretici et tyranni prorumpentes, contra Ecclesiam insurgunt (CC); per l’accezione di 'fare irruzione' in ambito militare, vd. ad es. Goffredo Malaterra, De regn. Sic. 2, 33 Serlo vero castrum ingressus, adventum subsequentis avunculi minime sustinuit, sed per portas, ut leo furibundus, in hostes prorumpens, multas strages dando (CC). Per il signif. intransitivo di 'precipitarsi', 'slanciarsi' (vd. DMLBS s.v. prorumpere 1) è att. la costruzione con la preposizione ad: vd. Innocenzo III, papa, Reg. VI 201, 340 econtra vero dilecti filii Iohannis archidiaconus et canonicus Astoricenses excipiendo pro episcopo responderunt predictum periurium incurrisse et prorupisse ad accusationem episcopi nulla commonitione premissa (LLT); Tommaso d’Aquino, In Ps. XXVI 7 supra Psalmista posuit suum desiderium; hic prorumpit ad petendum rem desideratam: et circa hoc tria facit (LLT). Significativo per l’uso dantesco è il confronto con Bene da Firenze, Summa dict. c. 7vb garrulitas talium dictatorum potest quibusdam avibus et cantoribus comparari qui, de musica nichil scientes tamquam animalia bruta solo nature beneficio in vocem prorumpunt.
Papias (s.v. prorumpit): prorumpit: emittit, floret, exit (Mirabile).
Uguccione, R 53, 43 (s.v. rumpo): Item rumpo componitur dirumpo -is, erumpo -is, valde vel extra rumpere, et ponitur pro exire, interrumpo, irrumpo -is, violenter et rumpendo intrare, prorumpo, prerumpo. Rumpo et eius composita sunt activa et faciunt preteritum in -pi et supinum in -ptum (DaMA).
Balbi (s.v. rumpo): irrumpo, -pis violenter et rumpendo intrare. Item prorumpo, -pis, praerumpo, -pis (Mirabile).