discolus, -a, -um (agg.)

1. ignorante (Pastore Stocchi Ep.). 
Ep. VI 6 An ignoratis, amentes et discoli, publica iura cum sola temporis terminatione finiri, et nullius prescriptionis calculo fore obnoxia?
Ep. 1

discoli, Ep. VI 6

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Hapax nel lat. dantesco, grecismo da δύσκολος, ‘bisbetico, scontroso’, da eúkolos ‘affabile’ con sostituzione del prefisso positivo eu- con il negativo dys-. Il lemma è ortograficamente att. nel lat. tardoant. nella forma dyscolus secondo una corretta traslitterazione greco-latina, nel mediolat. invece si sviluppa e finisce per prevalere la variante grafica discolus, per effetto della diffusa semplificazione ortografica tra i e y nel lat. mediev., a sua volta causata dall’itacismo presente già nella pronuncia bizantina per i grecismi. Secondo l’etimologia del termine greco di partenza, il lemma è formato dal prefisso dys- indicante ‘cattivo, difficile’ e kolon ‘cibo’ e dunque letteralmente signif. ‘che difficilmente si accontenta del cibo’, da cui il valore fig. di ‘difficile da accontentare, insaziabile, scontroso’. Con questo signif. è att. negli autori cristiani fino ad assumere l'accezione di ‘persona licenziosa, dissoluta’ (vd. Blaise Mediev. s.v. dyscolus: «dyscolus, lat. chr., licencieux, dissolu» e vd. l'occorrenza del lemma in Orderico Vitale in Corrispondenze). Nel lat. tardoant. si sviluppa anche il signif. di ‘illetterato’, assente nel termine greco di origine e nelle prime att. latine, ma registrato dai lessicografi mediev. (vd. in Corrispondenze il commento di Beda all’epistola cattolica di Pietro, il quale interpreta il lemma discolus di 1 Pt. 2, 18 con il signif. di ‘indisciplinato, illetterato'). Il lemma risulta poco att. in ambito epistolare: l'interrogazione degli strumenti a disposizione ha restituito occorrenze ad es. in Pier Damiani e in epoca Alto-mediev. nelle epistole di Alcuino e Rabauno Mauro all'interno di citazioni esplicite di 1 Pt. 2, 18 (vd. Corrispondenze).

In Ep. VI 6 D. si rivolge ai Fiorentini chiamandoli «amentes et discoli». Il termine discoli è stato interpretato dalla maggior parte degli editori con i signif. di ‘perverso’, ‘malvagio’ e simili. Pastore Stocchi si è invece soffermato sull’etimologia fornita dai lessicografi mediev. che connettono discolus a scola (vd. Corrispondenze) e ha tradotto l’agg. con ignorante, perché «D. rinfaccia ai Fiorentini non la perversità, ma, come a Inf. XV 61-63, l’incondita rozzezza e ignoranza», Pastore Stocchi Ep., pp. 44-45. 

Nella lingua volg., ma non nel volg. dantesco, è att. l’agg. discolo sia con il signif. di «che non è facile a trattarsi; non accomodante», sia con il valore di «che non ha ricevuto un'educazione, un'istruzione; rozzo, ignorante»; la prima att. del lemma si registra nelle Esposizioni sopra la Comedia di Boccaccio, che impiega il termine con il signif. di 'difficile, intrattabile' nel commento ad Inf. VII 109-116, cfr. TLIO s.v. discolo.
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Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
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Latino classico e tardoantico:
termine assente nel lat. class., ma att. nel lat. tardoant. con il signif. di «morosus, difficilis» (cfr. ThLL s.v. dyscolus), come ad es. 1 Pt. 2, 18 Servi, subditi estote in omni timore dominis, non tantum bonis et modestis, sed etiam discolis (Bibliotheca Augustana).
Latino medievale:

ampiamente att. con il signif. di «morosus, importunus», ma si sviluppa anche l'accezione di «rudis, indoctus» (cfr. MLW s.v. dyscolus 1 a / 2 a α); vd. ad es. Beda il Venerabile, In epistulas, liber II, cap. 2 Servi, subditi in omni timore dominis vestris non tantum bonis et modestis sed etiam discolis. Discolis, indisciplinatis dicit, nomine ducto a Graeco eloquio, quia Graece scola vocatur locus in quo adulescentes liberalibus studiis operam dare et ad audiendos magistros vacare solent, unde scola vacatio interpretatur. Denique in psalmo ubi canimus: Vacate et videte quoniam ego sum Deus, pro eo quod nos dicimus, vacate, in Graeco habetur σχολάσατε. Scolastici ergo sunt eruditi, discoli indocti et agrestes, sed utrisque vult oboedire subditos explicans apertius quomodo nos supra omni humanae creaturae iusserit esse subiectos (LLT); Orderico Vitale, Hist. Eccl., V 19 Discolis vero et iocosis nebulonibus seu meretricibus, non solum munuscula non erogabat, sed suum etiam consortium et familiare colloquium denegabat (CC); poco att. in ambito epistolare, vd. ad es. AlcuinoEpist. IV 265 Et beatus Petrus consentanea, utpote eodem spiritu, scripsit dicens: "Dominis carnalibus oboedite, non tantum bonis [et modestis], sed etiam discolis" [...] Si etiam discolis, quanto magis sapientissimo principi et relegione sancta devotissimo, debemus prompta voluntate oboedire (MGH); Rabano Mauro, Epist. IV 16 Et item: "Servi, subditi estote in omni timore dominis vestris, non tantum bonis et modestis, sed etiam discolis", hoc est indisciplinatis sive agrestibus (MGH); Pier DamianiEpist. 96, p. 47 Redditas michi sanctitatis vestrae litteras, discolo quodam deferente presbytero, laetus arripui, osculatus explicui, celeri sub aviditate perlegi (ALIM).

Lessicografi medievali:

Papias (s.v. discolus): Discolus, difficilis aut moralis indisciplinatus a scolis dicitur; vel a dis et colere (Mirabile).
Uguccione, S 265, 4 (s.v. discolus): Scola componitur discolus -a -um, discors a scola, indoctus, ydiota, illitteratus, a scola divisus et diversus (DaMA).
Balbi (s.v. discolus) = Uguccione (Mirabile).

Commentatori danteschi:
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Autore: Elena Vagnoni.
Data redazione: 19.09.2022.