I luoghi segnalati dai principali dizionari prevedono sostanzialmente due accezioni (oltre a un terzo valore del tutto astratto, quello di 'somiglianza'): 'vicinato, vicinanza', in senso geografico, e 'i vicini, i circostanti', intendendo le persone che vi abitano (
Castiglioni-Mariotti s.v.; vd. anche
Corrispondenze dal lat. class. per questa seconda accezione; la voce non è ancora disponibile nel
ThLL). Nessuna di queste è adeguata al contesto dantesco. Qui infatti il termine lat. è stato risemantizzato in senso tecnico sulla scorta di
Aristotele,
Polit. – in part. I 2, Bekker 1252b – (come nella
Mon. avviene per un discreto numero di termini) ed acquisisce lo specifico significato di una 'comunità organizzata sotto il profilo sociale e giuridico';
Chiesa-Tabarroni Mon. perciò traducono «comunità locale»;
Quaglioni Mon. sceglie invece «vicinia» (estremizzando il carattere di novità dantesca tramite il calco), e nel comm. a
Mon. I
iii 2 muove una critica puntuale a tutte le traduzioni precedenti che non colgono l’accezione specifica del passo dantesco. Tra i dizionari di lat. mediev., solo DMLBS (s.v.
vicinia, «community of neighbours»), e
Gaffiot (s.v.
vicinia, «la gens du voisinage, le quartier») si avvicinano; vd.
Corrispondenze per un passo significativo dello
Ps. Carisio. All’estremo opposto,
Blaise Mediev. (s.v.
vicinia) e
Du Cange (s.v.
vicinia) appiattiscono sostanzialmente il valore di
vicinia su quello di
vicus.
La fonte di D. sarà da individuare nella traduzione della
Politica di Guglielmo di Moerbeke (vd.
Corrispondenze); Quaglioni Mon. richiama poi la
vicinanza di
Conv. IV
iv 2 (che ci è apparso opportuno riportare quale
Voce corrispondente nelle opere volgari di D.) e rimanda alla voce
Politica in
ED, per l’aderenza stretta di D. alla fonte aristotelica (per cui vd. anche
Chiesa-Tabarroni Mon., comm. a I
iii 2 e
v 6), negata invece da altri commentatori (vd.
Quaglioni Mon., comm.
ad loc.); vd. anche, in
ED, la voce
vicinanza. In altro passo del
Conv. (IV
xi 10)
vicinanza mantiene il valore originale latino di 'zone circostante, adiacenti'. Da notare la ripresa del termine latino in senso tecnico nel commento di
Pietro Alighieri; il vocabolo è att. anche dai lessicografi, ma non nel senso tecnico dantesco. Il passo di
Mon. I
v 6 è peraltro problematico, perché D. (così come anche Guglielmo di Moerbeke) utilizza contestualmente sia
vicus che
vicinia, termini che dunque non parrebbero alternativi (
Chiesa-Tabarroni Mon. comm.
ad loc., li ritengono sostanzialmente sinon.; cfr. anche
Marsilio,
Def. VII
i 3).
Si potrebbe avanzare l’interpretazione, consentita dal contesto, che
vicus pertenga più rigidamente agli aspetti materiali del villaggio, mentre
vicinia identifichi la rete di relazioni che lo rende una comunità sociale. In Moerbeke (
translatio posterior) si legge però un passo che sembra istituire una sorta di identità tra
vicus e
vicinia «videtur secundum naturam vicus vicinia domuum esse», letteralmente 'secondo la natura, il villaggio appare essere una "comunità/colonia (il termine greco in Aristotele è ἀποικία)" di famiglie' («domesticam communitas» in
Mon. I
iii 2, «domus» a v 6). La grande maggioranza delle occorrenze in lat. mediev. riguarda
vicinia nel senso delle 'vicinanze' di un determinato luogo – normalmente un monastero, una città o anche una persona – e dunque in una costruzione con il genitivo, non assoluta come è invece in D. (ma non in Guglielmo di Moerbeke, ad esempio, dove il termine è specificato da
domuum); nel campo
Corrispondenze sono riportate solo le att. che, oltre D., danno adito a un’interpretazione in direzione di un’organizzazione sociale; si tratta quasi esclusivamente di materiale aristotelico, o comunque ispirato alla lettura del
corpus (nonostante qualche reminiscenza in età classica, come
Varro Rust. I xvi 3).
Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
vicinanza, vd.
ED (
B. Basile).
Latino classico e tardoantico:
Varro Rust. I xvi 3 item si ea oppida aut <vici in> vicinia[e] aut etiam divitum copiosi agri ac villae (CC); Liv. XXXIX xii 1 rogat ut Hispalam indidem ex Aventino libertinam, non ignota viciniae, accerseret ad sese (CC); Hor. Sat. V 104 funus egregie factum laudet vicinia (CC); Epist. XVI 44 Sed videt hunc omnis domus et vicinia tota (CC); Petron. 78, 6 tam valde intonuit ut totam concitaret viciniam (CC); Ov. Met. IV 636 armenta per herbas / errabant, humum vicinia nulla premebant (CC); Sen. Benef. VI xix 1 ad summam ne ipse quidem se mihi beneficium iudicat dare, sed aut rei publicae aut viciniae aut ambitioni suae praestat (CC); Char. ps. Diff. (Char. Ars V) Vicinia, vicorum coniunctio: vicinitas, hominum conversatio est (LLT).
Latino medievale:
Alberto di Boemia,
Epist., 158 Vicus enim dicitur a
vicinia civitatis, vel, ut dicit Rabanus, proprie dicuntur vici vicina rura civitatis (
MGH);
Guglielmo d’Alvernia,
Serm. comm. Sant., 30 Idem aliquando totam
viciniam, civitatem vel provinciam (cfr. ivi 76, 86, 108) (
LLT);
Aristotele,
Polit. (trad.
Moerbeke), I 2 (Bekker 1252b) maxime autem videtur secundum naturam vicus
vicinia domuum esse (…) propter quod et primum rege regebantur civitates et nunc adhuc gentes: ex subiectis enim regi: omnis enim domus regitur a senissimo, quare et
viciniae propter cognationem (
ALD);
Aristotele,
Polit. trans. prior (trad.
Moerbeke), I 2 (Bekker 1252b) Ex pluribus autem domibus communitas prima usus gratia vicus
vicinia domus esse (
ALD);
Tommaso d’Aquino,
In Polit., I
i 28 Dicit ergo primo, quod
vicinia domorum, quae est vicus, maxime videtur esse secundum naturam (
LLT);
I
i 29 Et exinde contingit, quod etiam tota
vicinia, quae erat instituta ex consanguineis, regebatur propter cognationem ab aliquo qui erat principalis in cognatione, sicut civitas regitur a rege (
LLT);
Marsilio da Padova,
Def. (Fontes iuris) VII
i 3, Huius autem differentie causa regiminis in domo unica et
vicinia est et fuit (…). In communitate vero prima, vico sive
vicinia (
MGH); (
ibid.) quamvis ordinationibus minus imperfectis hiis quibus in vico seu sola
vicinia disponebantur (
MGH).
Lessicografi medievali:
Papias (s.v. vicinia): vicinia est locorum proximitas (Mirabile).
Uguccione, U 29, 11 (s.v. vinco): a vice hic vicus (…) unde hec vicinia -e et hec vicinitas -tis: vicinia proximitas locorum (DaMA).
Commentatori danteschi:
Pietro Alighieri (1) ad Purg. VI 91-93: Nam homo est animal sociabile, et ideo in domo de domo, in
vicinia de
vicinia procedit in regno. Ideo imperium et monarchia necessarium fuit secundum Philosophum (
DDP).
Autore: Riccardo Macchioro.
Data redazione: 06.02.2020.