1. tricorne (
Frugoni Ep.), dai tre vertici, dalle tre punte.
Ep. VII 11 Sed quid tam sera moretur segnities admiramur, quando iamdudum in valle victor Eridani non secus Tusciam derelinquis, pretermittis et negligis, quam si iura tutanda Imperii circumscribi Ligurum finibus arbitreris; non prorsus, ut suspicamur, advertens, quoniam Romanorum gloriosa potestas nec metis Ytalie nec tricornis Europe margine coarctatur.
Ep. 1
tricornis, Ep. VII 11
-
Hapax nel lat. dantesco, composto dal sost.
cornu -
us, dal prefisso numerale
tri- (
tres) e dal suffisso -
is -
e (che serve a formare agg. composti derivati da sost.), impiegato in
Ep. VII come attributo di
Europa con il signif. di 'dai tre vertici, dalle tre punte' per indicarne la forma triangolare. Nel lat. antico il lemma ricorre in Plinio e Solino come attributo di
bos per descrivere i buoi muniti di tre corna. Nel lat. mediev. il lemma è impiegato anche per rappresentare la forma di una città o di un terreno (vd.
Corrispondenze), ma non ricorre mai per descrivere la forma dell'Europa o di una regione geografica.
Secondo
Moore Studies, III p. 125-126 e
Toynbee Ep., p. 91, D. derivò la forma triangolare d'Europa dal
De natura locorum di Alberto Magno (III 7: «Europa ... habet figuram trigoni circumfusam mari oceano ...»), opera esplicitamente citata in
Conv. III
v 12 (anche se, come nota
Moore, i tre angoli descritti da Alberto Magno in questo stesso passo sono quelli della Spagna, e cioè l'
Aquitania, la
Galicia e
Gades, ricavati direttamente da Orosio I 2, 69-73). Nel volgarizzamento A di
Ep. VII il passo è tradotto con «la gloriosa signoria de' Romani non si ristrigne con li termini d'Italia né co' fini d'Europa, la quale ha tre corni»; nel volg. B con «la gloriosa signoria de' Romani non si strigne colli termini d'Italia né collo spazio d'Europa in tre parti divisa».
Le tre estremità d'Europa individuate da D. potrebbero verosimilmente coincidere con le foci del Danubio e la palude Meotide, le colonne d'Ercole presso
Gades e l'Italia Meridionale, estremità geografiche conosciute e citate da D. nelle sue opere (vd.
De vulg. I
viii 3 «hostiis Danubii sive Meotidis paludibus»;
Par. XXVII 82
«Gade»;
Questio 54 «Gades»;
Par. VIII 61 «corno d'Ausonia») e rappresentate nei mappamondi T in O tardoant. e mediev. come punti estremi di un'Europa effettivamente di forma triangolare. Il lemma
tricornis assume dunque in D. un preciso valore tecnico-geografico, ampiamente att. per il termine base
cornu, che ricorre ad es. nei geografi antichi e nelle sue principali fonti con il signif. di 'limite estremo, punta' (vd.
ThLL s.v.
cornu III 5 h e vd.
Mela I 9;
Plin.
Nat. III 43;
Sol. II 21;
Oros.
Hist. VI 19, 13;
Paolo Diacono,
Hist. Lang. II 17, 21). Lo stesso. D. impiega con questo signif. il lemma
corno in volg. nella descrizione delle terre di Carlo Martello in
Par. VIII 61 «quel corno d'Ausonia che s'imborga / di Bari e di Gaeta e di Catona», perifrasi con cui D. indica il Meridione d'Italia, chiamato anche
Apulia nel
De vulg. I x 5 e per lui corrispondente al
Regnum Sicilie citra Pharum, ossia al territorio peninsulare del regno angioino, i cui vertici corrispondono alle tre città fortificate di Bari sull’Adriatico, Gaeta sulla costa tirrenica e Catona nella punta più a sud della Calabria. Sull'uso del lemma
corno in volgare vd. la voce
corno in
ED. Sulla questione cfr. da ultimo
Vagnoni,
Spigolature, pp. 266-269.
-
Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
-
Latino classico e tardoantico:
att. con il signif. di 'munito di tre corna' come attributo di
bos (vd.
Forcellini s.v.
tricornis: «tria habens cornua»):
Plin.
Nat. VIII 72 Indicos boves unicornes
tricornesque (
CC);
Sol. LII 38 Sunt praeterea boves unicornes [et
tricornes] solidis ungulis nec bifissis (
CC).
Latino medievale:
att. con lo stesso signif. del lat. class. (vd.
Blaise Mediev. s.v.
tricornis 1: «à trois cornes»), ma viene impiegato anche per indicare la forma triangolare di un campo o di una città (vd.
Blaise Mediev. s.v.
tricornis 2: «à trois angles (ville)» e
Arnaldi-Smiraglia s.v.
tricornis: «ager forma trigonus»): vd. ad es. T
eodorico di Saint-Trond,
De mirabilibus mundi, col. 291 v. 19, Hunc opulenta bovem finxit natura
tricornem (
LLT);
Tietmaro di Merseburgo,
Chronicon, VI 23, Urbs est antiqua quedam, que Riedegost vocitata, in pago Rederirun, et est
tricornis et tres in se continens portas, unaqueque per singula cornua, quam undique silva ab accolis intacta et venerabilis maxima circumdat (
MGH);
Giacomo di Vitry,
Hist. Orient., 88, Ibi etiam boves sunt
tricornes, pedes equinos habentes (
LLT).
Lessicografi medievali:
Uguccione, C 296, 33-34 (s.v.
creos): Cornu componitur hic cornicen -nis, qui cum cornu canit, quod etiam dicitur hic et hec et hoc cornicens -tis et ex eisdem componitur, et inde hec cornicina, femina que cum cornu canit. Componitur quoque hic et hec et hoc cornipes -dis, corneos habens pedes, quod pro equo invenitur, sed tunc hic cornipes -dis, et corniger -a -um, et hic et hec bicornis et hoc -ne, et unicornis -ne, et
tricornis -ne (
DaMA).
Balbi (s.v.
cornu):
Uguccione (
Mirabile).
Commentatori danteschi:
-
Autore: Elena Vagnoni.
Data redazione: 03.06.2023.