Hapax nel lat. dantesco; composto nominale da circum + fluo, con secondo membro deverbale ed esito di agg. Il termine ricorre nella iunctura «circumflua corpora» di Eg. II 48 a designare le sfere concentriche del Paradiso, che secondo la cosmologia medievale ‘ruotano su loro stesse’. Il passo latino trova corrispondenza nella formulazione volgare di Par. XXIII 112-113 «Lo real manto di tutti i volumi / del mondo» per definire il Primo Mobile (cfr. Pastore Stocchi Eg., p. 174; Albanese Eg., p. 1715; Petoletti Eg., p. 558).
Il termine presenta varie att. nella latinità class. e mediev., a partire da Ov. Met. I 30, e trova precipuo impiego in ambito poetico, spesso nell’epica. L’occorrenza più pertinente al passo dantesco è Stat. Theb. II 5 «Styx inde novem circumflua campis» (MqDq), che rimanda ai ‘nove campi’ dell’aldilà pagano circondati dallo Stige, corrispondenti ai nove cieli da cui è circondato l’Empireo cristiano di D.
L’uso dantesco dell’agg. si configura come slittamento semantico, dato che nel lat. sia precedente sia successivo a D. esso si lega nella maggior parte dei casi allo scorrere delle acque, con valore attivo (es. Ov. Met. I 30; XV 739; Stat. Theb. II 5; Avien. Orb. terr. 123) oppure passivo (es. Ov. Met. XV 624; Lucan. IV 407; Stat. Theb. V 49; Claud. 10, 223; Ecl. Theoduli 138). Si rilevano anche casi di uso traslato dell’agg. (es. Claud. 1, 40 «mens circumflua luxu» MqDq; Prud. Ham. 333 «et nitidis fallens circumflua copia rebus» MqDq; Boeth. Cons. II iv 14 «Ille utroque circumfluus vitam caelibem deflet» CC), ma non è att. l’accezione con cui il termine ricorre nell’egloga, in rif. ai corpi celesti e al loro movimento nell’aria. La iunctura «circumflua corpora» occorreva già in Sassone Grammatico, Gesta Danorum V 7, 5, ma in un contesto del tutto diverso, legato alla navigazione. Nel passo dantesco di Eg. II 48-50 l’agg. è strettamente connesso all’altro composto nominale astricola di v. 49, che indica le anime dei beati; insieme convergono nella designazione del Paradiso (cfr. astricola in VDL). Più in generale, l’uso di simili composti nominali è tratto ricorrente nella poesia dantesca delle Egloge: vd. anche alipes, curriger, longevus, prepes, soporifer, vatificus, virgifer in VDL e l’analisi condotta in Dadà, Sui composti nominali (pp. 31-32 per circumfluus).
L’agg. non registra att. nella poesia bucolica posteriore a D.; tra le occorrenze successive, cfr. Petrarca, Africa IX 190 «Quos Grecia portus / dives habet gemino late circumflua ponto» (Poeti d’Italia); Epist. metr. II 12, 19 «fluminibus distincta vagis et portubus omne / tuta latus duplicique sedens circumflua ponto» (Poeti d’Italia); Pontano, Meteo. 190 «accipit hos late in gremium circumfluus aer» (Poeti d’Italia).
varie (cfr. MLW s.v. circumfluus), tra cui: Ecl. Theoduli 138 omnis eum regio timuit circumflua Nilo (DaMA); Gualtiero di Châtillon, Alexandreis V 253 licet ardenti circumfluus unda / Sulphureis Acheron defendat menia ripis (CC); IX 126 ubi telorum pressit circumfluus imber (CC); Sassone Grammatico, Gesta Danorum V 7, 5 Nec putria quidem ac circumflua corpora remis abigere aut contis propellere poterant, quo minus uno sublato mox aliud advolutum impelleret classem (LLT).