vatificus, -a, -um (agg.)

1. che rende vate (Albanese Eg.).
Eg. II 31 Vatificis prolutus aquis, et lacte canoro / viscera plena ferens et plenus ad usque palatum, / me vocat ad frondes versa Peneyde cretas.

Eg. 1

vatificis, Eg. II 31
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Hapax nel lat. dantesco, l’agg. è privo di att. nel lat. class. e tardoant. e si configura come neoformazione mediolatina da vates e facio, sul modello di composti assai diffusi con -ficus al secondo membro (es. astrificus, aurificus, beatificus etc.); più rari e di sola att. mediev. i composti con primo membro in vati- (es. vatidicus, vatifer, vativomus). Nel lat. dantesco, il termine ricorre in Eg. II 31 nella iunctura «vatificis ... aquis» per definire le acque “che rendono vate” della fonte Ippocrene sul Parnaso, addotte in relazione alla raffinata dottrina di Mopso-Giovanni del Virgilio. Glossato sullo Zibaldone Laur. 29.8 «idest poeticis», l’agg. non è registrato dai lessicografi mediolatini ed è rarissimo prima di Dante. Una significativa att. si riscontra nell’Epistola ad Petrum de desolatione Siciliae dello ‘Pseudo’ Ugo Falcando, in una iunctura assai simile a quella dantesca e, come in Eg. II 31, in connessione al verbo proluo per definire la sorgente a cui si abbeverano i poeti (cfr. aqua, proluo in VDL).

L'agg. si configura come responsorio della neoformazione vatisonus di Giovanni del Virgilio, Eg. I 24 «at, precor, ora cie que te distinguere possint
 / carmine vatisono, sorti comunis utrique», probabile conio delvirgiliano utilizzato per designare la poesia lat. di stile alto, tragico ed epico, che D. avrebbe dovuto abbracciare in vista del supremo riconoscimento dell’alloro poetico. Notevole in relazione al lessico lat. di Dante è l’utilizzo di questo composto in vati-, dato che il sost. vates (ripreso in Eg. II 36 «decus vatum») è in generale estraneo all’usus dell’autore, che nei suoi scritti latini e volgari predilige la forma poeta e i suoi derivati: cfr. Tavoni, Il nome di poeta; e la disamina della famiglia linguistica di vates offerta in Dadà, “Vates” e “poeta”; vd. anche poeta, vates in VDL e la famiglia lessicale bilingue connessa. L’uso di simili composti nominali è tratto ricorrente nella poesia dantesca delle Egloge: vd. alipes, astricola, circumfluus, curriger, longevus, prepes, soporifer, virgifer in VDL, e l’analisi condotta in Dadà, Sui composti nominali (pp. 28-30 per vatificus).

Un’occorrenza successiva dell’agg. si rileva in Quatrario, Bursa VIII 8 «ergo rogem, venerande mihi si delphus Apollo / vatifica redimat fronde virente comas», ancora in connessione al tema della laurea poetica (Poeti d’Italia).

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Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
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Latino classico e tardoantico:
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Latino medievale:
rarissime att.; cfr. (Ps.) Ugo Falcando, Epist. Petr., p. 176 Quid tibi nunc prodest phylosophorum quondam floruisse doctrinis et poetarum ora vatifici fontis nectare proluisse? (ALIM).
Lessicografi medievali:
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Commentatori danteschi:
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Autore: Veronica Dadà.
Data redazione: 27.05.2021.