virido, -are (v.)

1. essere verdeggiante (Castiglioni-Mariotti).
Eg. II 40 Quantos balatus colles et prata sonabunt, / si viridante coma fidibus peana ciebo!

Eg. 1

viridante, Eg. II 40
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Hapax nel lat. dantesco, il termine ricorre nella iunctura «viridante coma» di Eg. II 40, dove è utilizzato come participio pres. con valore aggettivale nell’immagine di Titiro-Dante cinto della corona d’alloro. Esso richiama metonimicamente il laurus che D. auspica di ricevere grazie alla poesia volgare della terza cantica, e si colloca nel passaggio in cui Titiro rifiuta l’incoronazione bolognese prospettatagli da Giovanni del Virgilio nell’epistola metrica (Eg. I 35-40), proponendo l’alternativa di ricevere l’alloro poetico nella natia Firenze (Eg. II 42-44). Al riguardo vd. i termini della stessa famiglia semantica: capillus, coma, devincio, frons, inornatus, insero, laurus, tempus in VDL; e della stessa famiglia lessicale: viridis in VDL. E cfr. lo studio specifico Dadà, Il lessico della laurea.

Il v. è att. nella medesima forma di part. aggettivale in Verg. Aen. V 539 «viridante ... lauro», fonte del passo dantesco, con analogo riferimento alla corona d’alloro. Non è termine specifico della poesia pastorale, dato che è att. in ambito bucolico solo in Calpurnio Siculo (IV 130; V 112); notevole è anche l’occorrenza di Paul. Nol. Carm. 21, 301, dove è utilizzato nella iunctura «viridante coma», benché riferita alla chioma degli alberi.

Il termine ricorre nel lat. successivo, con un’accezione pertinente al passo dantesco, in Petrarca, Afr. III 170 «Dulcis odorifere lauri viridantis in auro / umbra novem placido refovebat tegmine Musas» (Poeti d’Italia); IV 363 «et amborum pariter viridante corona / tempora circumdat» (Poeti d’Italia); IX 219 «Quem video teneras inter consistere lauros / et viridante comas meditantem incingere ramo?» (Poeti d’Italia), quest’ultimo particolarmente significativo per la corrispondenza di sede metrica e l’accostamento «viridante comas»; e cfr. infine Petrarca, Buc. X 201 «aurea plectra, apio cinctus viridante, movebat» (Poeti d’Italia).
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Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
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Latino classico e tardoantico:

varie att. (cfr. Forcellini, OLD s.v. virido); la più significativa in relazione all’uso dantesco: Verg. Aen. V 539 Sic fatus cingit viridanti tempora lauro (MqDq); ma cfr. anche Verg. Aen. V 388 proximus ut viridante toro consederat herbae (MqDq); Calp. Ecl. IV 130 et cantus viridante licet mihi condere libro (MqDq); V 112 sitis est pensanda tuorum, / Canthe, gregum viridante cibo (MqDq); Paul. Nol. Carm. 21, 301 namque sub aestu / et nive par sibimet stat viridante coma (MqDq).

Latino medievale:
varie att.; tra le più pertinenti all’uso dantesco: Alcuino, Carm. I 598 et terrae rediit specimen viridantibus arvis (MGH); Sedulio Scoto, Carm. 81, 30 Olli tegmen erat pictum viridantibus herbis (MGH); Ecl. Theoduli 83 Ore columba suo ramum viridantibus intro / detulerat foliis (DaMA); Vita Liudgeri 44 Hinc iam piscosae viridantia litora Rurae (MGH); Ugo di Flavigny, Chron. I, p. 292 Moderni vero a viridantibus pratis, vel quod quasi semper vireat, dicunt eam Virdunum (MGH).
Lessicografi medievali:

Papias (s.v. viridantes): Viridantes virorem praestantes (Mirabile).

Commentatori danteschi:
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Autore: Veronica Dadà.
Data redazione: 27.06.2022.