Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Termine esclusivo del De vulgari eloquentia. L’agg. latius è autorevolmente attestato nella tradizione del De vulg. dal ms. B, mentre G e T banalizzano il più delle volte in latinum (nel quadro di numerose introduzioni indebite di consonanti nasali che fanno pensare a segni meccanici nell’antigrafo fraintesi come tituli).
L’agg. è assunto da D. in modo esclusivo per significare ‘volgare italiano’: sia nel senso di unità astratta al di sopra delle proprie interne variazioni (i vulgaria municipalia), in I x 3 e I xi 1; sia, da I xv 7 in poi, nel senso di ‘volgare italiano unitario’, in quanto illustre ed eventualmente anche cardinale, aulicum et curiale. L’agg. latius ‘italiano’ compare anche in «omnis latie civitatis» (I xvi 6) e «cantores latii» (II v 2), e sostantivato in «nullum latium», cioè ‘nessun (poeta) italiano’ (II ii 8). L’unico esempio di designazione apparentemente alternativa - «Exaceratis quodam modo vulgaribus ytalis…», I xii 1 – evidenzia al contrario la specializzazione semantica per cui ytala, al plurale, sono i vulgaria municipali d’Italia; latium, al singolare, è il volgare italiano: scelta terminologica marcata probabilmente finalizzata ad accreditare il volgare di sì come volgare strettamente affine al latino. L'agg. latius con il signif. di 'italiano' è inserito nel Glossario di Marigo come «voce di uso non accertato; forse neologismo». Se in I xix 1 il volgare «quod totius Ytalie est, latium vulgare vocatur», quello di mezza Italia «semilatium dicitur». La locuzione vulgare latium è dunque espressione dantesca per indicare un referente nuovo, e cioè il volgare italiano. Cfr. anche gli altri lemmi della stessa famiglia linguistica: Latialis, Latii, Latini, latinus, Latium, semilatius in VDL e latino in ED; cfr. anche Vagnoni, Spigolature, pp. 251-262 e Albanese-Pontari, Il Vocabolario Dantesco bilingue, pp. 121-123.