Ep. 1
Mon. 5
incorruptibile, Ep. XIII 65
incorruptibilis, Mon. III xvi 4 (2); III xvi 6
incorruptibilium, Mon. III xvi 3; III xvi 5
L’agg. incorruptibilis, att. a partire dal lat. cristiano, vale «qui corrumpi non potest» con riguardo allo status e alla qualitas (vd. ThLL s.v. incorruptibilis 1) ma possiede anche un signif. maggiormente legato all’aspetto morale, equivalendo quindi a «constans, stabilis, fidus» (vd. ThLL s.v. incorruptibilis 2).
Tale distinzione è conservata dal lat. mediev., dove l’agg. vale 'incorruttibile' in senso materiale (vd. DMLBS s.v. incorruptibilis 1, di cui si è tenuto conto nella precisazione della Def. proposta), filosofico (vd. DMLBS s.v. incorruptibilis 2) e morale (vd. DMLBS s.v. incorruptibilis 3 e 4).
Il lat. mediev. pare privilegiare l’impiego della parola nel primo signif. individuato (unico senso utilizzato da D.), principalmente in opere di argomento filosofico; l’agg., però, è utilizzato con una certa larghezza anche in opere appartenenti all’ambito teologico e di argomento generalmente religioso, specialmente in rif. al concetto di incorruttibilità dell'anima.
D. utilizza l’agg. incorruptibilis anche in funzione sostantivata (vd. Mon. III xvi 3; III xvi 5, ove compare in opposizione a corruptibilis). D., inoltre, impiega anche il sost. legato all’agg. in questione, incorruptibilitas (insieme a corrumpo e corruptibilitas).
L’agg. incorruttibile che compare nella produzione volgare di D. una sola volta in Cv II xiv 11, mantiene il medesimo signif. che possiede nelle opere lat.
A proposito della frase «homo… corruptibilis est; si consideretur tantum secundum unam, scilicet animam, incorruptibilis est» di Mon. III xvi 4 e delle problematiche filologiche e interpretative che la riguardano, vd. corruptibilis.
l’agg. è att. a partire dall’età tardoant. negli autori cristiani, con il senso principale di «qui corrumpi non potest» con riguardo allo status e alla qualitas (vd. ThLL s.v. incorruptibilis 1).