Ep. 1
Mon. 1
repatrians, Ep. IV 4
repatriandi, Mon. II v 12
Denominale da patria, con l'aggiunta del prefisso re- e del suffisso -o, impiegato per formare v. denominali della I° coniugazione. Lemma della tarda latinità, ampiamente att. nel Medioevo, soprattutto nella prosa storico-cronachistica, con il signif. di 'rimpatriare, ritornare (a casa, in patria)'. In Ep. IV 4 il v. è rif. ad Amore che si ripropone a D. come un signore furioso che ritorna in patria dopo un lungo esilio obbligandolo ad abbandonare le meditazioni filosofiche a cui da tempo si era dedicato per impegnarsi di nuovo nella poesia amorosa. In Mon. II v 12 il v. indica il ritorno dall’esilio di Marco Furio Camillo. Come il sost. repatriatio (vd. repatriatio in VDL), anche il v. repatrio assume in D. il valore pregnante di 'rientrare in patria dall’esilio'. Il v. è connotato politicamente soprattutto nel passo di Mon. II v 12: come nota Pastore Stocchi Ep., p. 91 è probabile che «Dante conservi una qualche memoria, più o meno cosciente, di quell’antica eroica vicenda e la proietti su se stesso».
Papia (s.v. repatriatur): Repatriatur, ad patriam revertitur (Mirabile).
Uguccione, P 37, 10 (s.v. pathyr): Patria componitur repatrio -as, ad patriam remeare, et hic et hec compatriota -e, eiusdem patrie (DaMA).
Balbi (s.v. repatrio): Uguccione (Mirabile).