Vocabolario Dantesco Latino
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Mon. 5
principandi, Mon. II ix 15
principandum, Mon. II vi 8
principari, Mon. I iii 10; II vi 7
principetur, Mon. I x 3
Papias (s.v. principor): Principor -aris idest praesideo (Mirabile).
Uguccione, C 40, 53 (s.v. capio): (...) a princeps principor -aris verbum deponens, et construitur cum dativo ut “principor tibi” idest dominor (DaMA).
Balbi (s.v. principor) = Uguccione (Mirabile).
NOTA:
Il v., derivato da princeps e di cui si registra anche la forma principo, è att. a partire dall’era cristiana ove è usato primariamente come equivalente di «princeps esse» sia nel senso di 'governare' (vd. ThLL s.v. principor I A) sia nel senso di 'prevalere per dignitas o aestimatio' (vd. ThLL s.v. principor I B, da cui deriva la precisazione proposta per la Definizione 1). Il v., inoltre, è impiegato anche come sinon. di incipere (vd. ThLL s.v. principor II).
Nel lat. mediev. principor è utilizzato soprattutto nel senso di «princeps esse» in entrambe le sfumature semantiche individuate (vd. es. DMLBS s.v. principari); lo stesso si verifica in D., che impiega il v. esclusivamente in Mon. a indicare una forma di dominio - potremmo dire - comparativa: a differenza di dominatio e dominium, costituenti del lessico di potere dantesco, che appaiono caratterizzati da una dimensione verticale dei rapporti di forza (dimensione che non prevede comparazioni) principor pare sottintendere una sorta di confronto con i subordinati all'azione di dominio. D., inoltre, ricorre anche ai termini collegati princeps e principatus.