Vocabolario Dantesco Latino
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infatuat, Ep. VII 26
Uguccione, F 50, 17 (s.v. for): Et comparatur fatuus magis fatuus -simus, unde fatue magis fatue -sime adverbium et hec fatuitas -tis et fatuo -as idest facere fatuum; et componitur diffatuo -as, idest diversis modis fatuare vel a fatuitate removere; infatuo -as, idest valde fatuare; et est activum cum omnibus suis compositis (DaMA).
Balbi (s.v. fatuo): Uguccione (Mirabile).
NOTA:
Hapax nel lat. dantesco; deaggettivale da fatuus con l’aggiunta del prefisso in- di valore intensivo (ThLL s.v. infatuo), sebbene Uguccione consideri infatuo un composto del v. fatuo, che tuttavia non è att. nel lat. class., dove ricorre solamente il deponente fatuor. Il v. infatuo è poco att. nel lat. class. e occorre per la prima volta in Cicerone; è invece impiegato più frequentemente a partire dalla Vetus Latina e Tertulliano (cfr. ThLL s.v. infatuo).
In Ep. VII il v. ricorre nell’invettiva contro Firenze, nell’esegesi dell’immagine della languida pecus: al paragrafo 24 Firenze viene paragonata a un animale malato che con il suo contagio infetta il gregge del padrone e al paragrafo 26 la città è accusata di propagare il contagio anche alle greggi vicine, privando del senno quanti è riuscita ad aggregare («infatuat aggregatos»). Per un’esegesi completa del passo si vedano anche i lemmi commaculo, contabesco, contagio, exhalo, fetor, inficio, languidus, pernicies, sanies, scatescentia, vitio in VDL e Vagnoni, Interazione.