reasperet, Ep. VII 19
Hapax dantesco assoluto. Neoformazione per composizione prefissale (re- + aspero). Reasperet in unione con verba crea una corretta clausola di cursus tardus (polisillabo parossitono + quadrisillabo proparossitono: «vérba reásperet») non realizzabile con il v. semplice asperet. Il prefisso re-, necessario per il ritmo, non è tuttavia semanticamente neutro, ma indica il ripetersi dell’azione: D. teme che il giudizio divino possa ripetere contro l’imperatore, che si attarda a nord, le aspre parole che rivolse a Saul per bocca di Samuele per aver esitato ad attuare l’ordine di Dio di sterminare gli Amaleciti e il loro re Agag (1 Sam. 15). Nei due volgarizzamenti di Ep. VII il passo «ne celeste iudicium Samuelis illa verba reasperet» è reso con «che il celestiale giudicio per quelle parole di Samuel non rinasprisca» (volg. A) e «che ‘l celestiale giudicio per quelle parole di Samuello non si rinasprisca» (volg. B).
In alcune edizioni è presente a testo la lezione reasperent risalente a Giuliani Ep. 1882 (cfr. Varianti e/o congetture), il quale era tacitamente intervenuto sulla lezione tràdita pubblicando reasperent in luogo di reasperet, interpretando dunque illa verba come soggetto e celeste iudicium come complemento oggetto. La congettura è stata poi accettata dall'ed. Pistelli Ep. 1921 (Pistelli, Piccola antologia, p. 215, «non è già che il giudizio celeste reasperet le parole di Samuele, ma son le parole di Samuele che provocano delle stelle “giusto giudicio” sul re disobbediente. Perciò è molto probabile che si debba leggere col Giuliani reasperent; e la stessa collocazione delle parole conforta questa lezione»), Jacomuzzi Ep. 1986 e Pastore Stocchi Ep. 2012. Si noti tuttavia che Pastore Stocchi Ep., p. 63, pur accogliendo a testo reasperent, ha tradotto il passo con «a che il giudizio celeste non rinnovi l’asprezza di quelle parole di Samuele».
La tradizione manoscritta, che per questo luogo di Ep. VII è costituita da tre codici (V, P, M), tramanda compattamente la lezione reasperet, che restituisce una frase di senso compiuto (cfr. Mazzoni, Riflessioni, pp. 440-441). Anche i volgarizzamenti di Ep. VII presuppongono un v. al singolare, segno che i testimoni latini da cui eseguirono la traduzione tramandavano reasperet: recentemente è stato dimostrato che i due volgarizzamenti di Ep. VII sono stati condotti «a partire da ottimi esemplari della tradizione che travalicano l’archetipo latino», Montefusco, Le lettere di Dante, p. 15. Sul lemma cfr. Albanese, Nel cantiere, p. 25 e Vagnoni, Sperimentalismo.
Per i composti verbali con prefisso re- nel lat. mediev. cfr. Stotz VI 123; per altre neoformazioni verbali nelle Epistole, vd. abstenuo, coadduco, degratto, pernoctito in VDL.
reasperet] reasperet V, P, M, reasperent con. Giuliani Ep. (Pistelli Ep., Jacomuzzi Ep., Pastore Stocchi Ep.), reasperet rell. edd.