concordo, -avi, -atum, -are (v.)

1. concordare, essere d'accordo (Castiglioni-Mariotti).
De vulg. I xv 6 Itaque si preponentes eos in vulgari sermone sola municipalia Latinorum vulgaria comparando considerant, allubescentes concordamus cum illis; si vero simpliciter vulgare bononiense preferendum existimant, dissentientes discordamus ab eis.
De vulg. II iv 7 Stilo equidem tragico tunc uti videmur quando cum gravitate sententie tam superbia carminum quam constructionis elatio et excellentia vocabulorum concordat.
Mon. I iii 9 Et huic sententie concordat Averrois in comento super hiis que De anima.
Mon. II i 3 Sed postquam medullitus oculos mentis infixi et per efficacissima signa divinam providentiam hoc effecisse cognovi, admiratione cedente, derisiva quedam supervenit despectio, cum gentes noverim contra romani populi preheminentiam fremuisse, cum videam populos vana meditantes, ut ipse solebam, cum insuper doleam reges et principes in hoc unico concordantes: ut adversentur Domino suo et Uncto suo, romano principi.
De vulg. 2
Mon. 2
concordamus, De vulg. I xv 6
concordantes, Mon. II i 3
concordat, De vulg. II iv 7; Mon. I iii 9
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Concordare nel lat. mediev. mantiene i signif. che possedeva nel lat. class. (vd. Corrispondenze) e che anche D. impiega. A questi signif. il lat. mediev. ne aggiunge due parzialmente differenti: «statuere, definire» (vd. Du Cange s.v. concordare 1) e «conferre, comparare» (vd. Du Cange s.v. concordare 2).

Quanto si legge in Mon. I iii 9 presenta alcuni problemi testuali: «L’inciso su Averroè divide il ragionamento sulla potentia [svolto in Mon. I iii 8] dal suo corollario che riguarda l’extensio alle forme particulares, e appare per molti versi singolare. Le auctoritates filosofiche citate da Dante (quasi solo Aristotele) sono in genere presentate all’inizio del ragionamento, e non alla fine; qui invece Averroè è invocato a conclusione, e diviene soggetto del verbo concordare (un unicum nel trattato, cosí come è un unicum il termine comentum) che semanticamente constata l’affinità fra due elementi precostituiti (il ragionamento di Dante (...) e la posizione del filosofo). (...) Benché la citazione sia del tutto appropriata dal punto di vista filosofico, sorprende tuttavia il fatto che Dante invochi come auctoritas un pensatore come Averroè, con il rischio di consegnare comode armi in mano a chi non la pensava come lui (...). Ma anche dal punto di vista contestuale l’indicazione presenta qualche incongruità: il sostegno di Averroè (…) non sembra indispensabile alla dimostrazione (...). Si sospetterebbe perciò che il riferimento al pensatore arabo sia una nota di commento, aggiunta a margine nei confronti di un testo in sé autosufficiente e finita poi indebitamente al suo interno; se è cosí, data la sua menzione da parte del Vernani, l’inserimento risale in ogni caso a epoca molto antica» (Chiesa-Tabarroni Mon. p. CXXXI).

Oltre al v. concordo D. impiega anche le parole collegate concordiaconcorditer concors.

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Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
concordare, vd. ED (L. Onder).
Latino classico e tardoantico:

il v. è ampiamente att. nel lat. class. e tardoant., ove ha il signif. di 'concordare, essere in accordo' e, transitivamente, di 'rendere concorde' (vd. ThLL s.v. concordo).

Latino medievale:

il v. è ampiamente att. anche in tutto l’arco della latinità mediev., dove conserva i signif. che possedeva nel lat. class. (vd. es. DMLBS s.v. concordare).

Lessicografi medievali:

Papias (s.v. concordare): Concordare: convenire, unius cordis fieri (Mirabile).
Uguccione, C 46, 14 (s.v. cardian): (...) concordo -das verbum neutrum et absolutum (DaMA)
Balbi (s.v. concordo) = Uguccione e Papias (Mirabile).

Commentatori danteschi:
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Autore: Federica Favero.
Data redazione: 30.06.2021.