Hapax nel lat. dantesco, il sost. ricorre nella dittologia di Eg. II 13 «herbarum vario florumque inpicta colore», entro la descrizione del paesaggio bucolico del Menalo sviluppata ai vv. 11-17 (vd. color, herba, inpictus, varius in VDL). Il termine è tipico del lessico bucolico: presenta numerose occorrenze nella bucolica class. di Virgilio, quindi in Calpurnio Siculo e Nemesiano; ancora ricorre nella pastorale mediolatina, con att. in Modoino, Marco Valerio, Metello di Tegernsee etc., sempre quale elemento distintivo del paesaggio bucolico; talvolta i fiori sono utilizzati nelle corone che adornano le teste dei pastori o in rif. alle api che su di essi si posano. I lessicografi mediolatini riconducono concordemente l’etimologia del termine al v. fluo (Isidoro «Flores nominati quod cito defluant de arboribus»; Papias «flores dicti quod cito fluant, quasi fluores»; Uguccione e Balbi «a fluo hic flos -ris ... quia cito fluant»).
Il sost. ricorre anche in Giovanni del Virgilio, Eg. I 27 «dic age quos flores, que lilia fregit arator» (Poeti d’Italia), dove non è utilizzato nel suo signif. letterale, bensì a designare metaforicamente i Fiorentini (come puntualizza la glossa di L: «idest Florentinos») nella loro opposizione ai lilia angioini, secondo una frequente figura etimologica att. già in De vulg. II vi 4 «Eiecta maxima parte florum de sinu tuo, Florentia, nequicquam Trinacriam Totila secundus adivit». Quest’ultima occorrenza non è propriamente dantesca, dato che D. riconduce questa affermazione a «dictatores illustres» non meglio identificati (cfr. Tavoni De vulg., pp. 1442-1443).
Il sost. registra numerose occorrenze nella bucolica successiva: cfr. ad es. Giovanni del Virgilio, Eg. Muss. 61 «hic regum flores, hic divum sevimus herbas» (Poeti d'Italia, con commento di Pastore Stocchi Eg. Muss., p. 29, che propone l’identificazione con i gigli angioini); Petrarca, Buc. II 95 «spiritus alter erit ventis, color alter in herbis, / floribus alter odor» (Poeti d’Italia); X 203 «Hinc alius, rutilumque crocum et candentia carpens / lilia, tum varios iungebat in ordine flores» (Poeti d’Italia); Boccaccio, Bucc. I 116 «Tu sertis nectere flores» (Poeti d’Italia); II 145 «En redeunt flores, redeunt et gramina pratis» (Poeti d’Italia); XII 115 «et gramina leta / conspicit et placidos flores frondesque virentes» (Poeti d’Italia).
Il termine trova corrispondenza nel volgare fiore, che presenta varie att. distribuite in tutte le opere dantesche, eccetto la Vita Nova. Talvolta la presenza dei fiori, del tutto esclusa dall’Inferno, si lega alla descrizione di un locus amoenus (vd. fiore in ED); in associazione all’erba, come nel passo lat. delle Egloge, ricorre ad es. in Purg. VII 76; VIII 100; XXIV 147; XXIX 88; più in generale, i fiori sono presenza ricorrente nel Paradiso terrestre, fin dall’apparizione di Matelda (Purg. XXVIII 41 «si gia / e cantando e scegliendo fior da fiore»).Isid. Orig. XVII vi 21: Flores nominati quod cito defluant de arboribus, quasi fluores, quod cito solvantur (Mirabile).
Papias (s.v. flores; flos): flores dicti quod cito fluant, quasi fluores. Flos, floris inde flosculus, floreo, -es et floresco (Mirabile).
Uguccione, F 86, 9 (s.v. fluo): Item a fluo hic flos -ris, quasi fluos et flores quasi fluores, quia cito fluant, unde flosculus -li diminutivum, et floreus -a -um, de floribus totus existens vel floribus plenus vel procreandis floribus aptus (DaMA).
Balbi (s.v. flos) = Uguccione (Mirabile).