Derivato da
oblatus, participio di
offero, il sost. indica propriamente l'«actio offerendi» (
ThLL s.v.
oblatio) e designa generalmente un’offerta o un dono. Nel lat. cristiano e liturgico il lemma si specializza per indicare le offerte dei fedeli a Dio, oppure il sacrificio compiuto da Cristo, in quanto
offertosi per la salvezza del genere umano, e dunque, per traslato, è passato a designare anche il sacrificio eucaristico.
Nel lat. dantesco il termine registra 4 occorrenze, di cui 3 nella
Monarchia. In
Mon. II v 8 l’espressione
animarum oblatio indica il suicidio dei Deci e di Marco Catone, che sacrificarono, e dunque 'offrirono', la propria vita per il bene comune. Nelle altre due att. della
Monarchia, invece, il sost. acquista la specifica connotazione religiosa di ‘offerta a Dio’ in rif. all’offerta dei Magi
(Mon. III
vii 1) e alla donazione di Costantino (
Mon. III
xiii 7). Il sost. ricorre nella
Monarchia anche all’interno di due citazioni scritturali da
Lv 2, 10-11 e
Lv 17, 3-4 (cfr.
Corrispondenze) rispettivamente in
Mon. II
vii 5 e
Mon. III
xiii 7.
Anche nell'occorrenza di
Ep. XII 4 il lemma ha il signif. di ‘offerta’, ma in questo contesto è termine tecnico della prosa statutaria dei comuni mediev. per indicare il rituale dell’offerta pubblica celebrato solitamente durante la festa patronale e dunque inteso come umiliazione, che era imposto ai criminali dopo la condanna come condizione di perdono (vd.
Corrispondenze). La pratica dell'
oblatio sembra aver avuto origine in Toscana tra gli anni Settanta e Novanta del Duecento, per poi diffondersi altrove nell’Italia centro-settentrionale
. Le prime testimonianze del rituale provengono da Firenze e risalgono al 1281 (cfr.
Zanetti Domingues,
Rituali di liberazione). Gli statuti della Repubblica fiorentina prevedevano che i condannati pagassero una cauzione da deporre sull'altare del santo patrono dal quale avrebbero ricevuto il perdono. L'offerta al patrono era pubblica e i detenuti dovevano recarsi con una candela in mano e in testa una mitra di carta con su scritto il proprio nome dal carcere fino a San Giovanni (cfr.
oblatio in
ED). Ad es., nelle disposizioni statutarie del Capitano del Popolo di Firenze degli anni 1322-1325, nella sezione
De modo et forma offerendi carceratos Communis Florentie, si legge: «Et quod tales relaxandi a carceribus usque ad ecclesiam Sancti Iohannis Baptiste mitras deferre debeant in capite, in quibus scripta sint nomina et prenomina eorum; et ipse mitre in ecclesia predicta debeant remanere et poni in loco in quo maiores cerei oblati Sancti Johannis cumulantur sive ponuntur» (
Statuti della Repubblica fiorentina, pp. 217-219). Sembra tuttavia che per i condannati politici l’obbligo dell’
oblatio fosse ridotto a una finzione legale: essi venivano dispensati dal portare la mitra e dagli atti più umilianti, riservati ai delinquenti comuni (cfr. ad es. la
Provvisione del
2 giugno 1306
in
Corrispondenze).In
Ep. XII l'
oblatio è condizione dell'
ordinamentum emanato da Firenze relativo all'assoluzione degli sbanditi, rifiutata da D. perché ritenuta infamante (vd. a tal proposito anche
absolutio,
absolvo, ordinamentum in
VDL). Anche a Ser Petrarcco, padre di Francesco Petrarca, bandito nell’ottobre del 1302, fu concesso il rientro «per viam et modum oblationis» nella
Provvisione del 10 febbraio 1309 (vd.
Corrispodenze).
Boccaccio, che trascrisse l'
Ep. XII di D. nel suo Zibaldone (Plut. 29.8), a proposito delle vicende narrate nella missiva e della cerimonia dell’
oblatio scrisse nel
Trattatello: «Fu il nostro poeta, oltre alle cose predette, d'animo alto e disdegnoso molto; tanto che, cercandosi per alcuno suo amico, il quale ad istanzia de' suoi prieghi il facea, che egli potesse ritornare in Fiorenza, il che egli oltre ad ogni altra cosa sommamente disiderava, né trovandosi a ciò alcuno modo con coloro li quali il governo della republica allora aveano nelle mani, se non uno, il quale era questo: che egli per certo spazio stesse in prigione, e dopo quello in alcuna solennità publica fosse misericordievolemente alla nostra principale Ecclesia
offerto, e per conseguente libero e fuori d'ogni condennagione per addietro fatta di lui; la qual cosa parendogli convenirsi e usarsi in qualunque e depressi e infami uomini, e non in altri: per che oltre al suo maggiore disiderio, preelesse di stare in esilio, anzi che per cotal via tornare in casa sua» (
Boccaccio,
Trattatello, I red., XI 163, pp. 90-91); il v.
offrire utilizzato da Boccaccio è probabile ripresa del «se patiatur offerri!» dell’ep. dantesca.
Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
-
Latino classico e tardoantico:
ampiamente att. con il signif. generale di ‘offerta, dono’, cfr.
ThLL s.v.
oblatio. Nel lat. cristiano è att. anche con il signif. di ‘sacrificio, offerta’ al Signore, vd. ad es.
Lv 2, 10-11 quicquid autem reliquum est erit Aaron et filiorum eius sanctum sanctorum de
oblationibus Domini. Omnis
oblatio quae offertur Domino absque fermento fiet nec quicquam fermenti ac mellis adolebitur in sacrificio Domini (
Bibliotheca Augustana);
Lv 17, 3-4 homo quilibet de domo Israhel si occiderit bovem aut ovem sive capram in castris vel extra castra et non obtulerit ad ostium tabernaculi
oblationem Domino sanguinis reus erit (
Bibliotheca Augustana).
Latino medievale:
ampiamente att. con gli stessi signif. (cfr. DMLBS s.v. oblatio), ma si specializza anche come termine tecnico nella prosa statutaria per indicare una pratica di scarcerazione di detenuti, prigionieri politici o di guerra, vd. ad es. Provvisione del Comune di Firenze, giugno 1289: Super eo quod oblatio cereorum et carceratorum quo pro honore et reverentia domini nostri Jesu Christi et beati Johannis Baptiste in festo beati Johannis de mense presenti fieri debet per comune Florentiae secundum formam statuti (Zanetti Domingues, Rituali di liberazione, pp. 239-240); Pistoia, Statuti del Podestà, 1296: Ordinamus quod potestas civitatis Pistorii precise vinculo iuramenti teneatur, ante festum beati Jacobi, quod est de mense Iulii [...], tenere consilium comunis dicte civitatis super relaxatione facienda de captivis, qui detinentur in carceribus dicti communis, et oblatione facienda in vigilia dicti beati Jacobi ad eius reverentiam [...] (Statutum potestatis comunis Pistorii, p. 243); Provvisione del Comune di Firenze, 10 febbraio 1309 (documento relativo al rientro a Firenze di Ser Petracco, padre di Petrarca, bandito nell'ottobre del 1302): [...] ser Petraccholus, ut supra dicitur condempnatus et exbannitus occasionibus antedictis, totaliter de predictis et a predictis condempnatione et banno, et omnibus et singulis in eis contentis et ex predictis vel aliquo predictorum quomodolibet subsecutis eximatur liberetur et absolvatur et eximi, liberari et absolvi possit et debeat per viam et modum oblationis (Zenatti, Dante e Firenze, p. 513); Provvisione del Comune di Firenze, 2 giugno 1306: [...] possint eisque liceat intrari in carceribus Stincharum seu Vollognani aut in quocumque alio carcere dicti Comunis Florentie, et postquam fuerint in claustro seu intra muros circumdantes aliquem ipsorum carcerum, non obstante eo quod ipsi non scribantur per notarium qui scribere debet carceratos qui in dictis carceribus consignantur; et post modum ad voluntatem et beneplacitum eorum et cuiuslibet eorum exire possint seu extrahantur relaxentur et liberentur per superstites aut illum vel illos qui ad custodiam ipsorum carcerum seu alicuius eorum quomodolibet deputati essent licite et impune et sine aliquo eorum preiudicio et gravamine de carceribus et a carceribus antedictis; et subsequenter a loco ipsorum carcerum usque ad ecclesiam beati Iohannis ducantur, seu ire possint, absque aliqua mitera seu miteris in capite vel aliter quomodocumque habendis et defferendis; ibidemque apud altare ipsius ecclesie beati Iohannis per quamcumque personam seu personas eisdem vel alicui eorum placuerit Deo et beato Iohanni pro Comuni Florentie offerantur et offerri possint et debeant, et per modum et viam oblationis eximantur relaxentur liberentur et absolvantur (Barbi, Problemi, vol. I, pp. 53-56).
Lessicografi medievali:
Isid. Orig. VI xix 25: Oblatio vocatur quia offertur (Mirabile).
Papias (s.v. oblatio) = Isid. Orig. (Mirabile).
Uguccione, F 30, 33 (s.v. fero): Offero -fers -tuli -latum, idest ultro prebere vel obviam recipienti ferre, unde hec oblatio -nis, a quo hec oblatiuncula -e diminutivum vel hec offerenda -e pro ea antiphona que cantatur cum oblatio debet celebrati (DaMA).
Balbi (s.v. fero) = Uguccione (Mirabile).
Commentatori danteschi:
-
Autore: Elena Vagnoni.
Data redazione: 30.08.2022.