exul, Ep. II 4, III 1, V 1, VI 1, VII 1
exules, Ep. VII 30, XII 2
Termine esclusivo delle Epistole in cui vi ricorre 7 volte, sempre in rif. alla vicenda personale dell'autore. Il sost. è att. in unione con l’agg. inmeritus in Ep. II 4 e nelle salutationes di Ep. III, V, VI, VII per designare lo stesso D., costretto a patire un ingiusto esilio (cfr. inmeritus in VDL); in Ep. VII 30 il termine indica gli esuli di Babilonia memori di Gerusalemme, nel cui destino D. e tutti i Toscani che desiderano la pace si riconoscono.
Secondo l'etimologia del termine fornita dai grammatici antichi (cfr. ad es. Quint. Decl. 366, 12-13: «inde exul quoque dictus est, quasi ex solo patrio expulsus»; Fest. p. 350: «exules quoque dicantur loco patriae suae pulsi»; Non. p. 12, 8: «exules dicuntur extra solum»; Caper. Gramm. VII 95, 16: «exsul cum addito s scribendum est etymologiae causa, a solo quoniam venit») e dai lessicografi mediev. (cfr. Corrispondenze), il lemma exul indica propriamente colui che si trova extra solum, ossia fuori dalla propria terra. Nel lessico della Roma repubblicana, infatti, l'esule non era solo chi era stato espulso dalla patria, ma anche chi volontariamente vi si era allontanato (cfr. ThLL s.v. exul I A 1 a: «de iis qui sive, ut damnationem vel supplicium evitarent, in exilium volontarium abierunt sive poena exilii affecti e civitate pulsi sunt»). Per l'evoluzione della concezione dell'exilium dall'età classica al Medioevo, cfr. exilium in VDL.
La terminologia impiegata nella prosa documentaria mediev. per i casi di proscrizione traeva origine dall’antico diritto dei popoli germanici: negli statuti e nelle sentenze di condanna dell'Italia comunale, infatti, ricorrono i termini bannum, per indicare l’espulsione dalla città, e bannitus, per indicare l’espulso (cfr. bannitus in VDL), mai i lemmi exul ed exilium, che rinviano al mondo romano e vantano una tradizione illustre di esili ed esiliati. L'utilizzo di exul ed exilium da parte di D. per definire la propria condizione di esule rientra dunque in una precisa strategia letteraria che ha lo scopo di inserirlo nella trafila dei grandi autori classici esiliati (Cicerone, Ovidio, Seneca) e di allontarlo dai comuni banniti di epoca mediev. (sull'argomento cfr. nello specifico Ferrara, Tra pena giuridica e diritto morale).
Nei volgarizzamenti di Ep. V e Ep. VII exul inmeritus viene tradotto con «confinato non meritevolmente» (volg. Ep. V); «sbandito immeritamente» (volg. A Ep. VII); «non meritevolmente sbandito» (volg. B Ep. VII). Il passo di Ep. VII 30 è invece tradotto con «e sì come noi, ricordandoci essere in essilio della santa Yerusalem, piagnamo in Babillonia [...]» (volg. A) e «E come noi ora, ricordandoci che noi siamo di Gierusalem santa in esilio in Babilonia, piangiamo [...]» (volg. B).
Nel volg. dantesco non è att. il termine esule, la cui prima att. nell'italiano antico si registra nel commento alla Commedia di Jacopo della Lana, per cui vd. TLIO s.v. esule.
ampiamente att. con il signif. di «qui relegatus, patria expulsus est, extorris, (patria) profugus», cfr. MLW s.v. exul.
Isid. Orig. I xxvii 5: Exsul addito S debet scribi, quia exsul dicitur qui extra solum est; V xxvii 28 Exilium dictum quasi extra solum. Nam exul dicitur qui extra solum est, unde postliminium redeuntibus, hoc est de exilio reducendis, qui sunt eiecti in iniuria, id est extra limen patriae. Dividitur autem exilium in relagatis et deportatis (Mirabile).
Papias (s.v. exul): Exul dicitur qui extra solum est (Mirabile).
Uguccione, S 185, 17 (s.v. solus): Item solum componitur cum ex et dicitur exulo -as, idest extra solum sue terre poni, exterminari, et est neutrum passivum et sic debet construi: 'ego exulo a rege' et non debet dici 'ego exulo illum'; unde hic et hec exul -is, idest extra solum proprium positus (DaMA).
Balbi (s.v. exul): Exul, -lis communis generis et descendit ab exulo remota o, sicut a vigilo vigil, a consulo consul, et est exul extra solum proprium positus (Mirabile).