Vocabolario Dantesco Latino
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inficiunt, Ep. VII 23
inficit, Ep. XI 13
Papias (s.v. inficere): inficere, vero colorare, tingere, corrumpere (Mirabile).
Uguccione, F 1, 53 (s.v. facio): Item componitur inficio -cis, idest deturpare, intingere, repellere, informare, et pertinet ad proprietates intrinsecas (DaMA).
Balbi (s.v. inficio): inficio, -cis, -eci, infectum, ex in et facio et dicitur inficio deturpare, tingere, repellere, informare et pertinet ad proprietates intrinsecas et corripit fi (Mirabile).
NOTA:
Termine esclusivo delle Epistole, composto di facio con prefisso in- di valore intensivo e con apofonia (Prisc. Gramm. II 438, 23: «in tertiae vero et quartae coniugationis verbis multa invenis mutantia a: 'tango contingo', 'frango perfringo', 'ago exigo', 'iacio iniicio', 'facio inficio'»). Il primo signif. di inficio è quello di ‘tingere, macchiare’ (cfr. ThLL s.v. inficio), ma il v. è ampiamente att. anche con il valore di ‘infettare, avvelenare, contaminare’. Con questo signif. il v. ricorre in Ep. VII e XI, impiegato in metafore di forte valenza realistica caratterizzate dal ricorso a lessico tecnico della medicina.
In Ep. VII 23 il v. ricorre nell’aspra invettiva contro Firenze, vulpecula che si abbevera al fiume Arno, avvelenandone le acque («verum Sarni fluenta torrentis adhuc rictus eius inficiunt», cfr. vulpecula in VDL). Il termine rinvia al tema del contagio e della malattia (l'epidemia antighibellina) di cui la città è responsabile e contribuisce al violento realismo che caratterizza il passo, per cui vd. anche i lemmi commaculo, contabesco, contagio, exhalo, fetor, infatuo, languidus, pernicies, sanies, scatescentia, vitio in VDL e Vagnoni, Interazione. Nel volg. A di Ep. VII il passo è tradotto con «ma e suoi costumi ancora intorbidano e corsi del fiume d’Arno», mentre nel volg. B «ma l’acqua del fiume Arno ancora li suoi inganni avvelenano». In Ep. XI 13 il v. ricorre in unione con tabes, termine tecnico del linguaggio medico (vd. tabes in VDL), nella rievocazione del personaggio biblico Oza.