imperiatus, -i (s.m.)

1. funzione imperiale (Chiesa-Tabarroni Mon.).
Mon. III xii 6 Cum ergo Papa et Imperator sint id quod sunt per quasdam relationes, quia per Papatum et per Imperiatum, que relationes sunt altera sub ambitu paternitatis et altera sub ambitu dominationis, manifestum est quod Papa et Imperator, in quantum huiusmodi, habent reponi sub predicamento relationis, et per consequens reduci ad aliquod existens sub illo genere.
Mon. III xii 10 Propter quod sciendum quod, sicut se habet relatio ad relationem, sic relativum ad relativum. Si ergo Papatus et Imperiatus, cum sint relationes superpositionis, habeant reduci ad respectum superpositionis, a quo respectu cum suis differentialibus descendunt, Papa et Imperator, cum sint relativa, reduci habebunt ad aliquod unum in quo reperiatur ipse respectus superpositionis absque differentialibus aliis.
Mon. 2
imperiatum, Mon. III xii 6
imperiatus, Mon. III xii 10
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Il termine non è registrato nel ThLL, né in altri dizionari di lat. class.; se ne trova un’unica occorrenza nella Consolatio ad Marciam di Seneca, tuttavia all’interno di un sintagma testuale racchiuso tra cruces (dove la parola è variamente emendata dagli editori con imperium altumimpetumrumpere hiatum, nessuna delle quali congetture l’editore oggi di rif. ha ritenuto accogliere, conservando così imperiatum fra cruces; cfr. Senecae, Dialogorum libri XII, ed. L.D. Reynolds, Oxonii 1977).

Tra i dizionari di lat. mediev., imperiatus è registrato solo dal Du Cange (s.v. imperiatus), a partire da un luogo di Goffredo di Viterbo; nemmeno vi sono menzioni nei lessicografi. Le uniche att. reperite in lat. mediev., oltre a D., sono per l’appunto quelle di Goffredo di Viterbo (da valutare, peraltro, da cosa dipendano le lievi varianti tra il primo luogo citato dal Pantheon e quello citato dallo Speculum regum, dove ovviamente si tratta di una ripresa testuale) e del Chronicon Casauriense di Giovanni Berardi. Suggestiva, inoltre, l’occorrenza segnalata dai Diplomata di Federico I (ed. MGH, vol. Friedrich 3, n° 559, p. 25: «eam nostra maiestate conscribi iussimus et imperiatorie dignitatis auctoritate corroboratam sigillari» (MGH) perché parrebbe att. imperiatorius a designare la qualità di cià che pertiene a chi detiene l’imperiatus (quindi imperatorius come un’ulteriore derivazione da imperiatus), a cui si aggiunge l’imperiator di Iacopo da Verona (Liber peregrinationis V, «dator largus, pius imperiator Presul vivebat hic»; ALIM). Il signif. in questi luoghi sembra essere strettamente burocratico, privo delle implicazioni di natura filosofica che esso assume nel discorso dantesco. Come spesso accade, le varianti mettono in luce la difficoltà dei copisti di fronte a un termine estremamente tecnico, che (consapevolmente o no) viene ricondotto a qualcosa di simile e anche attinente, ma col quale si perde la sottigliezza dell'argomentazione dantesca.

Nella Mon. è sempre in endiadi con papatus (anch’esso usato solo in questi due passi): le due formazioni appaiono simili dal punto di vista morfologico. A differenza di quanto accade con imperiatus, di papatus si contano migliaia di att. in lat. mediev., anche se solitamente con un signif. diverso da quello che assume nella Mon. (vd. s.v. papatus). 

Quaglioni Mon., commento ad loc. (pp. 464-5) ha informazioni preziose sulla resa del termine nelle traduzioni dell’Anonimo e del Ficino (“imperio”; ma va tenuto conto che imperium è lezione ben att. nella tradizione della Mon.), e sulla inadeguatezza del semplice “impero” a rendere pienamente l’accezione dantesca (e tuttavia essendo proprio questa la parola che sceglie). Riportiamo, alla voce Definizione, la traduzione di Chiesa-Tabarroni Mon., nella scia di quanto già Nardi, Mon. (“dignità imperiale”) aveva proposto (cfr. anche ShawMon. 1996 e KayMonad l.).

Il vocabolo fa parte del vasto campo semantico relativo all'impero: imperiumimperator, imperialis, imperatorius e impero.

Infine, sebbene il vocabolo non compaia nelle opere volgari di D., esso è att. precocemente nei commenti danteschi e in volgare (cfr. TLIO s.v. imperiato): Ottimo commento (imperiatoad Inf. I 67-72, «e che nacque al tempo di Julio Cesere, quasi nella fine del suo imperiato», DDP; Ottimo commento (3) X 121-3, «e due anni dopo il padre regnòe nello imperiato», DDP; vd. anche ad Purg. XXI 82-93; ad Pd. VI 61-70); Chiose Vernon (imperiatoad Purg. VI 76-90 «e poi che llo imperiato si partì da Roma», DDP, che sembra avere una connotazione astratta generale, piuttosto che un singolo dominio specifico come era nell’Ottimo; ad Par. IV 13-15, dove il termine definisce le età del mondo; Par. XI 1-12); Bono Giamboni, Orosio, I 1 (1292); una cronaca fiorentina e il volgarizzamento da Svetonio I fatti di Cesare, della fine del XIII secolo; Folgòre di San Gimignano, Sémana 15.7, e altri ancora.
Mon. III xii 6: imperiatum] imperiatum C, D, F, H, K, P, Ph, T, U, Y, Z et edd., imperium B, G, L, M, S, V, imperatum AE, N
Voce corrispondente nelle opere volgari di Dante:
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Latino classico e tardoantico:
SenDial. VI xxii 6 canes quos ille (…) sanguine humano pascebat, circumlatrare hominem †etiam illum imperiatum† incipiunt (LLT).
Latino medievale:
Giovanni BerardiChron. Casaur. s. a. 876 Carolus, qui tertius est dictus, ei in imperiatu successit (ALIM); Goffredo di ViterboPantheon,
XXI 29 Hic sine decreto, cunctoque dolente senatu, / Seditione datus, conscendit ad imperiatum (MGH); XXII 27 Octo sedens annis Focas tenet imperiatum (MGH); Spec., II 25 Hic sine decreto totoque dolente senatu / Militis auxilio conscendit ad imperiatum (MGH).
Lessicografi medievali:
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Commentatori danteschi:
Benvenuto da Imola ad Inf. XIII 76-8: Henricus primogenitus Federici, operante patre, electus rex romanorum, ex conscientia coepit cum humilitate et reverentia rogare patrem, ut cessaret a perturbatione ecclesiae, quae ipsum pupillum educaverat, et promoverat ad culmen tanti imperiatus (DDP).
Autore: Riccardo Macchioro.
Data redazione: 18.09.2019.